
La venuta del Figlio dell’uomo, menzionata in Daniele 7:13, è un riferimento al ritorno di Cristo?
Ángel Manuel Rodríguez – Alcuni commentatori hanno sostenuto che il Nuovo Testamento interpreti il testo di Daniele 7:13 (dell’Antico Testamento) come un riferimento al glorioso ritorno di Cristo, poiché in entrambi i casi egli verrà sulle nuvole. “Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco sulle nuvole del cielo venire uno simile a un Figlio dell’uomo; egli giunse fino all’Antico di giorni e fu fatto avvicinare a lui” (Daniele 7:13, ND).
Tuttavia, prima di giungere a una conclusione, dobbiamo esaminare le prove bibliche
La venuta del Figlio dell’uomo in Daniele 7:13
Daniele vede in visione “uno simile a un Figlio dell’uomo”; l’espressione suggerisce che è più di un semplice essere umano, è il Messia. Viene “sulle nuvole del cielo”, si muove da un posto fin dove si trova l’Antico dei giorni, cioè nel luogo santissimo del santuario in cielo, in un movimento orizzontale. Raggiunge Dio per partecipare a un giudizio che avviene dopo che il piccolo corno ha oppresso il popolo di Dio per 1.260 giorni profetici (538–1798 d.C.). Le decisioni sono prese basandosi su ciò che è scritto nei libri celesti. Alla fine del giudizio, il Figlio dell’uomo riceve gloria, potere e regno. È evidente che, nella sua visione, Daniele vede e descrive ciò che accade nel cielo in un momento specifico del calendario profetico.
La venuta del Figlio dell’uomo nel Nuovo Testamento
Esaminiamo i passi del Nuovo Testamento in cui troviamo l’espressione “il Figlio dell’uomo che viene sulle nuvole” o qualcosa di simile (Matteo 24:30; 26:64; Marco 13:26; 14:62; Luca 21:27; Apocalisse 1:7).
Ecco cosa indicano i testi: il Figlio dell’uomo è visto da tutti gli esseri umani, “anche quelli che lo trafissero” (Ap 1:7; cfr. Mt 24:30); viene dal cielo verso la terra sulle nuvole, un movimento verticale (cfr. 1 Tessalonicesi 4:16-17); i testi descrivono la seconda venuta di Cristo; il Figlio dell’uomo viene per radunare il suo popolo e battere i suoi nemici (Mt 24:30; Mr 13:26; Ap 1:7); viene con grande potenza e gloria (Mt 26:64; Mr 14:62; Lu 21:27), non per ricevere queste caratteristiche.
È assolutamente chiaro che il Nuovo Testamento descrive un evento che avverrà sulla terra, visibile a tutti e non solo da un profeta.
Confrontiamo le prove
Analizzando le informazioni riportate sopra, la conclusione è inevitabile: parliamo di due eventi profetici distinti che, tuttavia, sono collegati tra loro. Sono cronologicamente connessi nel senso che quello che avviene in cielo è seguito da ciò che succederà sulla terra, cioè il ritorno di Cristo.
Notiamo che dopo i 1.260 giorni profetici, il Figlio dell’uomo riceve gloria, potere e regno. Quindi, al ritorno di Cristo, ciò che gli era stato conferito in cielo diventa visibile agli esseri umani. Non si tratta di una profezia con un doppio adempimento, ma di due profezie, ciascuna compiuta in un momento specifico. L’uso dell’espressione in Daniele (“il Figlio dell’uomo che viene sulle nuvole”) è ripreso nel Nuovo Testamento almeno per un motivo particolare. Posso suggerire che l’allusione intenda identificare Gesù Cristo con il Messia che, in Daniele, ha ricevuto il diritto di regnare come re, ed è umano ma anche molto di più. L’allusione legittima la sua investitura divina quale Messia di Dio.
(Ángel Manuel Rodríguez, dottore in teologia, ha servito come pastore, professore e teologo. Ora è in pensione)
[Fonte: adventistreview.org / Tradotto da Veronica Addazio]
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La voce Le nuvole e il Messia è stata pubblicata per la prima volta su HopeMedia Italia.