
Gesù parla spesso dei più piccoli. Ci invita a essere come loro. Ad accogliere, a lasciare andare e a vivere la nostra fede come i bambini sanno fare con naturalezza
Jarrod Stackelroth – I discepoli sono tornati a Capernaum. Gesù ha insegnato e guarito, e lui e Pietro hanno pagato il dovuto, la tassa del tempio.
Matteo descrive la scena così: “In quel momento, i discepoli si avvicinarono a Gesù, dicendo: ‘Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?’” (Mt 18:1). Non è l’unica volta che questa domanda appare nei Vangeli. Forse, i semi di quella conversazione sono stati piantati dal consiglio di Gesù, riguardo proprio al pagamento della tassa del tempio.
Gesù fa riferimento ai re della terra e li contrappone ai bambini, che non dovrebbero pagare la tassa. I discepoli potrebbero aver sognato un impero. “Di cosa sarò responsabile?”, “Quale regione o dipartimento amministrerò?”, “Di chi sarò il capo?”.
Alla fine, quando i discepoli non riescono a trovare una risposta, si rivolgono a Gesù per risolvere una volta per tutte la questione. E Gesù, come spesso succede, capovolge tutto. Fa qualcosa di inaspettato. Chiama un bambino. Immagino sia un piccolo che conoscono. Un amico di famiglia, forse un nipote o una nipote di uno dei discepoli. Dopotutto, sono nel loro villaggio natale. Gesù mette il bimbo al centro del cerchio e sfida la loro percezione di grandezza.
“In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Chi, pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli. E chiunque riceve un bambino come questo nel nome mio, riceve me” (Mt 18:3-5).
Immagino che i discepoli abbiano sorriso e annuito, forse senza capire del tutto dove volesse arrivare Gesù. Avevano ascoltato abbastanza il suo insegnamento per sapere che Egli era molto amorevole e orientato al servizio. “Sì, sì, certo, dobbiamo essere umili e accogliere tutti nel regno, Gesù” potrebbero aver pensato. Questo bambino è facile da accettare; conoscevano i suoi genitori, condividevano un contesto comune e una certa affinità.
Ma cosa significa veramente diventare come un bambino? Probabilmente ne abbiamo sentito parlare in chiesa. Un bambino è innocente. Ha una natura fiduciosa, uno spirito duttile. “Dobbiamo avere una fede come i bambini” è una descrizione nota quando si riflette sugli insegnamenti di Gesù riguardo ai piccoli.
Ora che ho dei figli, sono tornato a questa lezione e mi sono chiesto di nuovo: Gesù, esattamente, quale elemento espresso dai bambini voleva evidenziare? Ho sperimentato che i miei figli possono essere tutt’altro che ubbidienti ai miei desideri. Possono essere volitivi, indipendenti e testardi. Non sono tratti negativi, fanno parte della natura umana che tutti condividiamo.
L’altro giorno sono stato poi colpito da un aspetto del comportamento infantile con cui possiamo trovarci in difficoltà. Racconto questa storia con una precisazione: non sono un genitore perfetto. Ero frustrato e avevo perso la pazienza con mio figlio. Mi sono scusato rapidamente, non per quello che avevo affermato dopo avere sbagliato, ma perché avevo lasciato che la mia rabbia prendesse il sopravvento. Lui mi ha scusato immediatamente e mi ha detto: “Ti voglio bene, papà”. Sono rimasto sorpreso dalla velocità con cui mi ha perdonato.
L’ho notato anche nel modo in cui i bambini interagiscono tra loro. Mia figlia si abbatte facilmente quando il fratellino di due anni (hanno età differenti) non condivide le stesse cose o lui è brusco. Eppure, poco dopo si abbracciano e sono felici. La rapidità con cui un bambino perdona è quasi senza pari. Sono consapevole che anche per me è faticoso riuscire a non serbare rancore verso chi mi ha fatto del male.
Gesù continua a rispondere ai discepoli, avvisando che chi maltratta uno di questi piccoli, sarebbe meglio che gli fosse legato un macigno al collo e venisse gettato in mare. Il resto del capitolo di Matteo miscela insegnamenti sul peccato e sul perdono, inclusa la disposizione di Gesù di perdonare settanta volte sette.
I discepoli hanno poca memoria. Nel capitolo successivo di Matteo, allontanano i bambini che sono portati a Gesù per una benedizione. Gesù, ancora una volta affida il regno ai bimbi.
Che questa settimana possiamo avere una memoria più lunga dei discepoli. Perdonare e amare come i bambini, e avvicinarci al regno.
[Fonte: record.adventistchurch.com / Tradotto da Veronica Addazio]
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