Una panoramica sulla dottrina del santuario

Quali riferimenti biblici ci aiutano a riassumere e a comprendere il piano cosmico di Dio e il ministero di Cristo nel santuario?

Ángel Manuel Rodríguez – Il santuario integra il messaggio di Dio per il tempo della fine in una narrazione cosmica che unifica le dottrine della creazione, dell’origine del peccato, della salvezza, della Chiesa, delle cose ultime, con l’obiettivo di rivelare la natura amorevole di Dio attraverso Cristo.

La vicinanza di Dio
Nell’eternità, Dio prese una decisione di portata cosmica: risiedere all’interno del tempo e dello spazio che aveva creato per le sue creature (Salmo 93:1, 2, 5; Geremia 17:12). Egli dimora in una creazione che non può contenerlo (1 Re 8:27; Giovanni 1:1-3). Si tratta di una condiscendenza divina? Sì, di un sacrificio. L’amore altruistico di Dio lo spinse a scendere per essere vicino alle sue creature. Gli esseri intelligenti godranno della comunione con lui e la sua presenza localizzata darà coerenza alla storia cosmica.

La ribellione, la promessa e il tempio
Due eventi deteriorarono la creazione: un cherubino aspirò a essere come Dio nella dimora celeste (Isaia 14:13, 14), dando inizio a un conflitto che portò alla sua esclusione e a quella dei suoi sostenitori dalla dimora divina (Apocalisse 12:7, 8); gli esseri umani si unirono al cherubino caduto (Genesi 3:1-7) interrompendo il loro rapporto con Dio.

Per ristabilire questa relazione, il Figlio di Dio scelse di scendere nel mondo dei peccatori (Giovanni 1:14).
In primo luogo, fu promesso un Salvatore all’umanità (Genesi 3:15, 21), attraverso di lui si poteva avere accesso al tempio celeste (Romani 3:21-26; Ebrei 10:19, 20).

In secondo luogo, Dio guidò l’umanità come compagno di viaggio in una terra segnata dal peccato e dalla morte, mantenendo viva la speranza tramite i sacrifici (Genesi 8:20; 22:9-14).

In terzo luogo, Dio creò un popolo, Israele, al quale affidò la promessa di un Salvatore (Genesi 12:1-3) e scelse di dimorare in un tabernacolo terreno che trasmetteva i benefici dell’opera compiuta nel santuario celeste (Esodo 25:8, 9; 1Re 8:29, 30).

In quarto luogo, il tabernacolo era una rappresentazione del tempio celeste (Ebrei 8:5) e il servizio sacerdotale prefigurava l’opera di Cristo (Ebrei 8:1, 2). Il servizio nel tabernacolo era suddiviso in due fasi: l’opera quotidiana di riconciliazione (Levitico 17:11; Numeri 28:3, 4) e quella annuale di giudizio (Levitico 16), svolte rispettivamente nel luogo santo e nel luogo santissimo del santuario, differenziando i due ministeri e rivelando una progressione nel processo espiatorio.

Il Messia e il tempio
Seguì, poi, la discesa del Salvatore, l’Emmanuele (Galati 4:4; Matteo 1:23). Dopo la sua ascensione, la storia cosmica fu a sua volta suddivisa in due periodi, corrispondenti al servizio sacerdotale terreno. Daniele collocò l’opera del Messia nel tempio celeste all’interno di un periodo profetico di 2.300 giorni. La prima parte della profezia durava 70 settimane (Daniele 9:24-26) e si concluse con la comparsa del Messia sulla terra e l’inizio del suo ministero sacerdotale (simboleggiato dal servizio quotidiano) nel luogo santo, nel 31 d.C., applicando i benefici del suo sacrificio ai credenti.
Il secondo segmento del periodo profetico identificava il 1844 (Daniele 8:14; cfr. Ebrei 9:23) come il momento in cui Cristo iniziò il giorno dell’espiazione, simboleggiato nel servizio nel luogo santissimo (cfr. Apocalisse 11:10; 14:6-12).

La sua opera di giudice pone fine al conflitto cosmico (Daniele 7:9, 10, 13, 14, 21, 22, 26; 12:1).
Il giudizio risolve il problema del peccato sulla terra prima, con un giudizio pre-avvento che giustifica il popolo di Dio e gli restituisce pienamente l’accesso alla dimora divina (Giovanni 14:1-3); poi, attraverso il giudizio degli empi che chiude il problema cosmico del peccato. Davanti all’Agnello, i malvagi vedranno il sacrificio di Cristo sulla croce (Apocalisse 14:10; 20:11-15) e comprenderanno che meritano la morte in quanto peccatori impenitenti (Apocalisse 6:15-17).

Il giudizio si conclude con il riconoscimento universale del carattere amorevole e giusto di Dio (Filippesi 2:9-11; Apocalisse 5:11-13). Infine, avremo accesso a Dio nel suo tempio celeste, ora situato sul pianeta Terra (Apocalisse 21:2-4).

(Ángel Manuel Rodríguez, dottore in teologia, ha servito come pastore, professore e teologo. Ora è in pensione)

[Fonte: adventistreview.org / Tradotto da Veronica Addazio]  

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