Capitolo 17 - Promesse del ritorno del Cristo - Parte 01

 

Una delle più solenni e gloriose verità della Bibbia è quella del secondo avvento del Cristo per il compimento della grande opera di redenzione.
Per il popolo di Dio, pellegrino in questa “valle dell’ombra della morte”, la promessa del ritorno di colui che è “la risurrezione e la vita” e che ricondurrà i redenti alla casa del Padre, costituisce una speranza meravigliosa. La dottrina del secondo avvento, infatti, rappresenta la nota dominante delle Sacre Scritture. Dal giorno in cui la prima coppia, piena di amarezza, lasciò il giardino dell’Eden, i credenti hanno atteso l’arrivo di colui che veniva per sconfiggere le potenze del male e ricondurli nel paradiso perduto. Nell’antichità i santi uomini di Dio consideravano l’atteso evento del Messia in gloria come la piena realizzazione delle loro speranze. Enoc, settimo discendente di Adamo, che per trecento anni aveva “camminato con Dio”, immaginando la venuta del Liberatore, dichiarò: “…Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi per far giudicio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le opere d’empietà che hanno empiamente commesse, e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno proferiti contro di lui”. Giuda 14, 15. Il patriarca Giobbe, al culmine della sofferenza, esclamò: “…io so che il mio Redentore vive, e che nell’ultimo giorno egli si leverà sopra la polvere… vedrò con la carne mia Iddio… gli occhi miei lo vedranno, e non un altro”. Giobbe 19:2527 Diodati.
La venuta del Cristo, che inaugura il suo regno di giustizia, ha ispirato le più sublimi e appassionate preghiere degli autori sacri. I poeti e i profeti della Bibbia ne hanno parlato con espressioni ispirate. Il salmista, alludendo alla potenza e alla maestà del Re d’Israele, dichiarò: “Da Sion, perfetta in bellezza, Dio è apparso nel suo fulgore. L’Iddio nostro viene e non se ne starà cheto… Egli chiama i cieli di sopra e la terra per assistere al giudizio del suo0 popolo”. Salmi 50:2-4. “Si rallegrino i cieli e gioisca la terra… nel cospetto dell’Eterno; poich’egli viene, viene a giudicare la terra. Egli giudicherà il mondo con giustizia, e i popoli secondo la sua fedeltà”. Salmi 96:11-13.
Il profeta Isaia esclamò: “…Svegliatevi e giubilate, o voi che abitate nella polvere! Poiché la tua rugiada è come la rugiada dell’aurora, e la terra ridarà alla vita le ombre”. Isaia 26:19. Egli “Annienterà per sempre la morte; il Signore, l’Eterno, asciugherà le lacrime da ogni viso, torrà via di su tutta la terra l’onta del suo popolo, perché l’Eterno ha parlato. In quel giorno, si dirà: “Ecco, questo è il nostro Dio: in lui abbiamo sperato, ed egli ci ha salvati…
esultiamo, rallegriamoci per la sua salvezza!”” Isaia 25:8, 9.
Habacuc, a sua volta, rapito in visione contemplò l’apparizione di Gesù e disse: “Iddio viene da Teman, e il santo viene dal monte di Paran. La sua gloria copre i cieli, e la terra è piena della sua lode. Il suo splendore è pari alla luce; dei raggi partono dalla sua mano; ivi si nasconde la sua potenza…
Egli si ferma, e scuote la terra; guarda, e fa tremar le nazioni; i monti eterni si frantumano, i colli antichi s’abbassano; le sue vie son quelle d’un tempo…
tu avanzi sui tuoi cavalli, sui tuoi carri di vittoria?… I monti ti vedono e tremano… l’abisso fa udir la sua voce, e leva in alto le mani. Il sole e la luna si fermano nella loro dimora; si cammina alla luce delle tue saette, al lampeggiare della tua lancia sfolgorante… Tu esci per salvare il tuo popolo, per liberare il tuo unto…” Abacuc 3:3, 4, 6, 8, 10, 11, 13.
Mentre si accingeva a separarsi dai suoi discepoli, il Salvatore volle confortarli con la certezza del suo ritorno: “Il vostro cuore non sia turbato…
Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore… io vo a prepararvi un luogo; e quando sarò andato e v’avrò preparato un luogo, tornerò, e v’accoglierò presso di me, affinché dove son io, siate anche voi”. Giovanni 14:1-3. “Or quando il Figliuol dell’uomo sarà venuto nella sua gloria, avendo seco tutti gli angeli, allora sederà sul trono della sua gloria. E tutte le genti saranno radunate dinanzi a lui…” Matteo 25:31, 32.
Gli angeli, rimasti sul monte degli Ulivi dopo l’ascensione di Gesù, rinnovarono ai discepoli la promessa del suo ritorno: “Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo”. Atti 1:11. L’apostolo Paolo, a sua volta, ispirato da Dio scrive: “Perché il Signore stesso, con potente grido, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio scenderà dal cielo…” 1 Tessalonicesi 4:16. Il veggente di Patmos, infine, afferma: “Ecco, egli viene colle nuvole; ed ogni occhio lo vedrà…” Apocalisse 1:7.
Da questa venuta dipende la “restaurazione di tutte le cose”, di cui “…
Iddio parlò per bocca dei suoi santi profeti, che sono stati fin dal principio”.
Atti 3:21. Allora sarà definitivamente distrutto il lungo potere del male, perché “…Il regno del mondo” diventerà il regno “del Signor nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà ne’ secoli dei secoli”. Apocalisse 11:15. “Allora la gloria dell’Eterno sarà rivelata, e ogni carne, ad un tempo, la vedrà”. Isaia 40:5.
“…Il Signore, l’Eterno, farà germogliare la giustizia e la lode nel cospetto di tutte le nazioni”. Isaia 61:11. “…L’Eterno degli eserciti sarà una splendida corona, un diadema d’onore al resto del suo popolo”. Isaia 28:5.
Allora, “sotto tutti i cieli”, sarà stabilito per sempre il pacifico e tanto atteso regno del Messia. “Così l’Eterno sta per consolare Sion, consolerà tutte le sue ruine; renderà il deserto di lei pari ad un Eden, e la sua solitudine pari a un giardino dell’Eterno…” Isaia 51:3. “…Le sarà data la gloria del Libano, la magnificenza del Carmel e di Saron”. Isaia 35:2. “Non ti si dirà più “Abbandonata”, la tua terra non sarà più detta “Desolazione”, ma tu sarai chiamata “La mia delizia è in lei” e la tua terra “Maritata”… come la sposa è la gioia dello sposo, cosi tu sarai la gioia del tuo Dio”. Isaia 62:4, 5.
La venuta del Signore ha rappresentato in tutti i tempi la speranza dei suoi veri discepoli. La promessa del ritorno, fatta dal Signore ai discepoli al momento della sua ascensione dal monte degli Ulivi, ha illuminato il futuro dei credenti e ha sempre riempito i loro cuori di una gioia e di una speranza che non sono state spente né dal dolore né dalle prove. Fra sofferenze e persecuzioni, “l’apparizione del grande Iddio e Salvatore nostro Gesù Cristo” è stata “la beata speranza”. Quando i cristiani di Tessalonica erano rattristati, pensando ai loro cari scomparsi che avevano tanto desiderato di vivere fino al giorno dell’avvento di Gesù, l’apostolo Paolo, loro maestro, li consolò parlando loro della risurrezione che avverrà al ritorno del Salvatore. Allora “i morti in Cristo risusciteranno” e insieme con i viventi andranno incontro al “Signore nell’aria; e così” egli conclude “saremo sempre col Signore”.
Poi aggiunge: “Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole”. 1 Tessalonicesi 4:16-18.
Sullo scoglio di Patmos, il diletto discepolo Giovanni udì la promessa: “Sì, vengo tosto” e la sua risposta ardente esprime la preghiera della chiesa durante il suo pellegrinaggio: “Vieni, Signor Gesù!” Apocalisse 22:20.
Dal carcere, dal rogo e dal patibolo dove i santi e i martiri testimoniarono della verità, giunge a noi attraverso i secoli l’espressione della loro fede e della loro speranza. “Certi della sua personale risurrezione e perciò anche del loro glorioso avvento” dichiara uno di questi cristiani “essi non temevano la morte e sapevano elevarsi al di sopra di essa”. “Essi erano disposti a scendere nel sepolcro per uscirne un giorno risorti e liberi… Aspettavano l’ora in cui il Signore sarebbe sceso dal cielo sopra le nuvole, nella gloria del Padre suo, per inaugurare il regno. I valdesi nutrivano la stessa fede. Wycliffe considerava l’apparizione del Redentore come la speranza della chiesa”. Lutero, a sua volta, diceva: “Sono persuaso che il giorno del giudizio avverrà nel giro di trecento anni. Dio non vuole, Dio non può più sopportare2 questo mondo così malvagio”. “Si avvicina l’ora in cui il regno dell’abominazione sarà annientato”. “Questo vecchio mondo è vicino alla fine” diceva Melantone. Calvino esortava i cristiani a “non esitare a desiderare ardentemente il giorno dell’avvento di Cristo, come l’evento più auspicabile di tutti”. Aggiungeva: “L’intera famiglia dei credenti deve pensare a quel giorno. Dobbiamo desiderare il Cristo, cercarlo, contemplarlo fino all’alba del giorno in cui nostro Signore manifesterà pienamente la gloria del suo regno”. Knox, il celebre riformatore scozzese, affermava: “Nostro Signore non ha forse portato il nostro corpo in cielo? Sappiamo che ritornerà”. Ridley e Latimer, che morirono proclamando la verità, videro con l’occhio della fede la venuta del Signore. Ridley scriveva: “Senza dubbio il mondo, lo credo e lo affermo, va verso la fine. Con Giovanni, servo di Dio, gridiamo con tutto il cuore al nostro Salvatore: Vieni, Signor Gesù, vieni!”5 “Il pensiero dell’avvento del Signore” diceva Baxter “mi riempie di gioia”. “Amare il suo ritorno e aspettare la realizzazione di questa beata speranza è opera della fede ed è anche la caratteristica dei suoi santi… Se la morte sarà l’ultimo nemico a essere vinto alla risurrezione, impariamo con quale ardore i credenti dovrebbero desiderare e pregare per il secondo avvento di Gesù, quando questa vittoria piena e definitiva sarà conseguita”. “I credenti dovrebbero desiderare la venuta di questo giorno, aspettarlo con impazienza e concentrare la loro speranza, perché esso segnerà l’adempimento dell’opera della redenzione e il coronamento delle loro aspirazioni e dei loro sforzi. Signore, affretta questo giorno!”8 Era questa la speranza della chiesa apostolica, della “chiesa del deserto” e dei riformatori. La profezia predice non solo il modo e lo scopo della venuta del Messia, ma indica anche i segni premonitori. Gesù disse: “E vi saranno de’ segni nel sole, nella luna e nelle stelle…” Luca 21:25. “…Il sole si oscurerà e la luna non darà il suo splendore; e le stelle cadranno dal cielo e le potenze che son nei cieli saranno scrollate.
E allora si vedrà il Figliuol dell’uomo venire sulle nuvole con gran potenza e gloria”. Marco 13:24-26. Il veggente di Patmos così descrive il primo segno che preannuncia il secondo avvento: “…e si fece un gran terremoto; e il sole divenne nero come un cilicio di crine e tutta la luna diventò come sangue”.
Apocalisse 6:12.
Questi segni apparvero prima dell’inizio del XIX secolo. In adempimento di questa profezia, nel 1755, si verificò il più terribile terremoto che sia mai stato registrato. Quantunque esso sia comunemente conosciuto come “terremoto di Lisbona”, esso scosse violentemente una parte considerevole dell’Europa, dell’Africa e perfino dell’America. Fu sentito in Groenlandia, nelle Indie occidentali, a Madera, in Svezia, in Norvegia, in Gran Bretagna, in Irlanda, su una superficie di oltre sei milioni di kmq. In Africa fu quasi altrettanto violento. La città di Algeri fu notevolmente danneggiata. Nel Marocco, un villaggio di otto-diecimila abitanti scomparve inghiottito dal suolo. Una terribile mareggiata si abbatté sulle coste della Spagna e dell’Africa, invadendo le città e provocando danni ingenti.
Comunque fu in Spagna e in Portogallo che ebbe la sua massima intensità. A Cadice l’onda marina raggiunse i diciotto metri di altezza. “Alcune delle più alte montagne del Portogallo furono violentemente scosse; in molti casi si verificarono delle fenditure sulle vette, tanto che enormi blocchi di roccia si riversarono sui villaggi sottostanti, accompagnati da lingue di fuoco che scaturivano dal suolo”. A Lisbona “si udì un rumore di tuono sotterraneo, immediatamente seguito da una violenta scossa che ridusse in cumuli di macerie la maggior parte della città. Nel giro di sei minuti ci furono sessantamila morti. Il mare si ritirò, lasciando a secco le sue rive per poi rifluire e abbattersi, con onde gigantesche e con straordinaria violenza, sulla città… Fra gli straordinari eventi verificatisi a Lisbona, in quella spaventosa catastrofe va ricordata la scomparsa di un molo di marmo, di recente costruzione, che era costato un’ingente somma. Una folla immensa vi si era raccolta, considerandolo un luogo sicuro contro i crolli delle case; ma all’improvviso sprofondò, trascinando tutti nel suo vortice. Neppure una delle vittime fu più ritrovata”. “Il terremoto fece crollare tutte le chiese e tutti i conventi, quasi tutti i grandi edifici pubblici e più di un quarto delle case. Circa due ore dopo la scossa, il fuoco divampò in vari quartieri cittadini e imperversò con tale violenza, per quasi tre giorni, che Lisbona fu completamente distrutta. Il terremoto si verificò in un giorno festivo (era il 1° novembre, festa di Ognissanti, ndt), quando chiese e monasteri erano gremiti di persone. Pochi furono i sopravvissuti”. “Il terrore era indescrivibile. Nessuno però piangeva, perché non c’erano lacrime sufficienti per una simile tragedia. La popolazione, in preda al delirio, correva qua e là battendosi il volto e il petto, come impazzita, urlando ed esclamando: “Misericordia! È la fine del mondo!” Le madri, dimenticando i propri figli, correvano per le strade cariche di crocifissi. Molte si rifugiarono nelle chiese, ma a nulla valse l’esposizione del sacramento; a nulla valse abbracciare altari e immagini, sacerdoti e popolo furono tutti travolti e sepolti in un’immane rovina”. Si calcola che il numero delle vittime di quel giorno nefasto sia stato di circa novantamila persone.
Venticinque anni dopo apparve il secondo segno indicato dalla profezia: l’oscuramento del sole e della luna. La cosa fu ancora più singolare e impressionante per il fatto che era stata predetta con precisione quasi cronologica.
Nella sua conversazione con i discepoli sul monte degli Ulivi il Salvatore, dopo aver descritto il lungo periodo di prova che la chiesa doveva subire, i 1.260 anni della persecuzione romana che secondo la profezia sarebbero4 stati abbreviati, parlò degli eventi che avrebbero preceduto la sua seconda venuta e fissò il tempo in cui sarebbe apparso il primo: “…dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà il suo splendore”. Marco 13:24.
I 1.260 anni dovevano finire nel 1798, ma circa un quarto di secolo prima la persecuzione era quasi completamente cessata. Secondo le parole di Cristo, dopo questo periodo il sole si sarebbe oscurato. La predizione si adempì il 19 maggio 1780.
“Quasi unico, fra i più misteriosi e inspiegabili fenomeni del genere… il giorno oscuro del 19 maggio 1780; un oscuramento di tutto il cielo visibile e dell’atmosfera della Nuova Inghilterra” (questa zona si trova nella parte orientale degli Stati Uniti, a nord di New York, ndt)”. Un testimone oculare, che abitava nel Massachusetts, lo descrive così: “Quel giorno il sole sorse radioso, ma ben presto cominciò a perdere il suo consueto splendore. Apparvero in cielo nubi dense e oscure, seguite da lampi e accompagnate dal brontolio del tuono. Cominciò a cadere una leggera pioggia. Verso le nove del mattino le nubi si fecero ancora più fitte e assunsero un color rame o bronzo che si rifletteva sul suolo, sulle rocce, sugli alberi, sulle case e sulle persone dando loro un aspetto strano, quasi irreale.
Alcuni minuti dopo, una densa nuvola nerastra coprì il cielo lasciando una lieve frangia di luce all’orizzonte. L’oscurità divenne simile a quella che si ha d’estate verso le nove di sera…
Il timore, l’ansietà, lo spavento si impossessarono a poco a poco delle persone. Le donne stavano sulle soglie delle case, osservando quel paesaggio tenebroso; i contadini ritornavano dai campi; il falegname lasciava i suoi arnesi, il fabbro abbandonava la forgia; il commerciante lasciava il negozio; le scuole si chiudevano e i fanciulli tremanti si rifugiavano in casa. I viaggiatori chiedevano ospitalità alla casa più vicina e ognuno si domandava: “Che cosa succede?” Pareva che un uragano stesse per abbattersi sul paese o fosse giunto il giorno della fine del mondo.
Le candele furono accese e i fuochi del caminetto brillarono come nelle sere autunnali senza luna… Le galline rientrarono nel pollaio; il bestiame fu raccolto nei recinti e nelle stalle; le ranocchie cominciarono a gracidare e gli uccelli emisero i loro gridi notturni, mentre i pipistrelli svolazzavano intorno.