Capitolo 25 - La legge di Dio è immutabile - Parte 01
E il tempio di Dio che è nel cielo fu aperto, e si vide… l’arca del suo patto…” Apocalisse 11:19. L’arca del patto di Dio è nel luogo santissimo,la seconda parte del santuario. Nel rituale del santuario terrestre “…figura eombra delle cose celesti” (Ebrei 8:5) questa sezione veniva aperta solo nelgran giorno delle espiazioni, per la purificazione del santuario. L’annuncioche il tempio di Dio in cielo era stato aperto, e che l’arca del suo pattoera visibile, indica l’apertura del luogo santissimo del santuario celeste nel1844, quando il Cristo vi entrò per cominciare la fase conclusiva della suaopera di espiazione. Coloro, che con l’occhio della fede, avevano seguito illoro Sommo Sacerdote che inaugurava il suo ministero nel luogo santissimo,videro l’arca del patto. Avendo studiato l’argomento del santuario, avevanocapito il cambiamento sopravvenuto nelle funzioni sacerdotali del Salvatoreche officiava davanti all’arca di Dio, presentando i meriti del suo sangue infavore dei peccatori.
L’arca del tabernacolo terreno conteneva le due tavole di pietra sullequali erano scritti i precetti della legge di Dio. L’arca era semplicemente ilcontenitore delle tavole del decalogo: era la presenza di questi precetti diviniche le conferiva valore e carattere sacro. Quando il tempio di Dio in cielo fuaperto si vide l’arca del patto. Nel luogo santissimo del santuario celeste ècustodita con cura la legge divina, legge che fu promulgata da Dio stesso inmezzo ai tuoni del Sinai e scritta dal suo stesso dito su tavole di pietra.
La legge di Dio, custodita nel santuario celeste, è il documento originale di quel codice i cui i precetti scritti sulle tavole di pietra e ricordati daMosè nel Pentateuco erano solo una trascrizione. Coloro che giunsero a comprenderne l’importanza, capirono anche il carattere sacro e immutabile dellalegge divina. Si resero conto, come mai prima, della forza delle parole diLA LEGGE DI DIO È IMMUTABILE 327Gesù: “…finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apicedella legge passerà”. Matteo 5:18. La legge di Dio, essendo una rivelazionedella sua volontà e una riproduzione del suo carattere, deve durare eternamente, “fedele testimone nei cieli”. Nessun comandamento è stato annullato, non uno iota o un apice è stato mutato. Dice il salmista: “In perpetuo, oEterno, la tua parola è stabile nei cieli”; “…tutti i suoi precetti sono fermi, stabili in sempiterno…” Salmi 119:89; 111:7, 8.
Proprio al centro del decalogo c’è il quarto comandamento, come fuproclamato la prima volta: “Ricordati del giorno del riposo per santificarlo.
Lavora sei giorni e fa’ in essi ogni opera tua; ma il settimo è giorno di riposo,sacro all’Eterno, ch’è l’Iddio tuo; non fare in esso lavoro alcuno, né tu, néil tuo figliuolo, né la tua figliuola, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuobestiame, né il forestiero ch’è dentro alle tue porte; poiché in sei giorni l’Eterno fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò ch’è in essi, e si riposò il settimogiorno; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno del riposo e l’ha santificato”.
Esodo 20:8-11.
Lo Spirito di Dio agì nei cuori di coloro che studiavano la sua Parola edessi si convinsero di avere trasgredito, per ignoranza, questo precetto e diavere trascurato il giorno di riposo del Creatore. Essi cominciarono a esaminare le ragioni che avevano indotto i cristiani a osservare il primo giornodella settimana invece del settimo, che era stato santificato da Dio, ma nontrovarono nessuna prova nelle Scritture che il quarto comandamento fossestato abolito o che il sabato fosse stato sostituito. La benedizione accordataper l’osservanza del settimo giorno non era mai stata annullata. Essi, che avevano cercato onestamente di fare la volontà di Dio, nel riconoscersi trasgressori della sua legge provarono una profonda tristezza e manifestarono la lorofedeltà a Dio santificando il sabato.
Furono fatti numerosi e intensi sforzi per abbattere la loro fede. Nessuno,però, poteva fare a meno di rendersi conto che se il santuario terrestre erauna rappresentazione o un modello di quello celeste, la legge collocatanell’arca del patto sulla terra era una trascrizione di quella che si trovavain cielo.
L’accettazione della verità relativa al santuario celeste implicava il riconoscimento delle esigenze della legge di Dio e l’obbligo dell’osservanza delsabato del quarto comandamento. Questo suscitò un’amara e accanita opposizione nei confronti della spiegazione delle Scritture che rivelavano il ministero di Gesù nel santuario celeste. Gli uomini cercavano di chiudere la portache Dio aveva aperto e di aprire quella che Dio aveva chiuso. “…Colui cheapre e nessuno chiude, colui che chiude e nessuno apre…” aveva dichiarato:“Ecco, io ti ho posta dinanzi una porta aperta, che nessuno può chiudere”.
Apocalisse 3:7, 8. Il Cristo aveva aperto la porta, attraverso la quale uscivaIL GRAN CONFLITTO328la luce del santuario celeste e aveva iniziato il ministero nel luogo santissimo. Tutto questo permise di comprendere che il quarto comandamentofaceva parte della legge. Quello che Dio aveva stabilito non poteva esseremodificato dall’uomo.
Coloro che avevano accettato il messaggio relativo alla mediazione delCristo e il valore eterno della legge di Dio, si resero conto che queste veritàerano presentate in Apocalisse 14. I messaggi di questo capitolo costituisconoun triplice avvertimento1 che deve preparare gli abitanti della terra per ilritorno del Signore. L’annuncio: “…l’ora del suo giudizio è venuta” indica l’opera conclusiva del ministero del Cristo per la salvezza degli uomini e annuncia una verità che deve essere proclamata fino a quando non sarà conclusal’intercessione del Salvatore; allora egli ritornerà su questa terra per prendereil suo popolo con sé. L’opera del giudizio, iniziata nel 1844, dovrà proseguirefinché non siano stati decisi i casi di tutti, vivi e morti, e continuare sino allafine del tempo di grazia. In questo modo gli uomini saranno pronti ad affrontare il giudizio, il messaggio dice loro: “…Temete Iddio e dategli gloria… eadorate Colui che ha fatto il cielo e la terra e il mare e le fonti delle acque”.
Apocalisse 14:7. Il risultato dell’accettazione di questi messaggi è indicatodalle parole: “Qui è la costanza dei santi che osservano i comandamenti diDio e la fede di Gesù”. Apocalisse 14:12. Per essere pronti per il giudizio ènecessario che gli uomini osservino la legge di Dio, che servirà come metrodi misura del carattere in occasione del giudizio. L’apostolo Paolo dichiara:“…tutti coloro che hanno peccato avendo legge, saranno giudicati con quellalegge… nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo…” E dice inoltre che: “…non quelli che ascoltano la legge sonogiusti dinanzi a Dio, ma quelli che l’osservano saranno giustificati”. Romani2:12-16. Per osservare la legge di Dio è indispensabile la fede perché “…
senza fede è impossibile piacergli…” (Ebrei 11:6) e “…tutto ciò che non vien da convinzione è peccato”. Romani 14:23.
Il primo angelo invita gli uomini a temere Dio, glorificarlo e adorarlo come Creatore dei cieli e della terra. Per farlo, essi devono ubbidire alla sua
legge. L’autore dell’Ecclesiaste afferma: “…Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto dell’uomo”. Ecclesiaste 12:15. Senza l’ubbidienza ai suoi comandamenti nessun culto può essere gradito a Dio. “…
Questo è l’amor di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti…” 1 Giovanni5:3. “Se uno volge altrove gli orecchi per non udire la legge, la sua stessa preghiera è un abominio”. Proverbi 28:9.
Il dovere di adorare Dio si basa sul fatto che egli è il Creatore e tutti gliesseri devono a lui la loro esistenza. Nella Bibbia, ogni volta che viene presentata la sua richiesta di rispetto e adorazione al di sopra degli dèi pagani, è sottolineata la sua potenza creatrice: “Poiché tutti gli dèi dei popoli son idoli vani, ma l’Eterno ha fatto i cieli”. Salmi 96:5. “A chi dunque mi vorreste assomigliare perch’io gli sia pari? dice il Santo. Levate gli occhi in alto, e guardate: Chi ha create queste cose?…” Isaia 40:25, 26. “…Così parla l’Eterno che ha creato i cieli, l’Iddio che ha formato la terra, l’ha fatta… Io sono l’Eterno e non ve n’è alcun altro”. Isaia 45:18. Il salmista dice: “Riconoscete che il Signore è Iddio; egli è quel che ci ha fatti, e non noi stessi…” Salmi 100:3 (Diodati).
“Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti all’Eterno che ci ha fatti!” Salmi 95:6. Gli esseri santi che in cielo adorano Dio indicano il motivo dell’omaggio: “Degno sei, o Signore e Iddio nostro, di ricever la gloria e l’onore e la potenza: poiché tu creasti tutte le cose…” Apocalisse 4:11.
In Apocalisse 14 gli uomini sono invitati ad adorare il Creatore e la profezia mette in luce, come risultato della proclamazione del triplice messaggio, un gruppo di persone che osservano i comandamenti di Dio. Uno di questicomandamenti indica Dio come Creatore. Il quarto dichiara: “ma il settimoè giorno di riposo, sacro all’Eterno, ch’è l’Iddio tuo… poiché in sei giorni l’Eterno fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò ch’è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno del riposo e l’ha santificato”.
Esodo 20:10, 11. A proposito del sabato, il Signore dice che esso dev’essere “…un segno… dal quale si conosca che io sono l’Eterno, il vostro Dio”.
Ezechiele 20:20. Perché “…in sei giorni l’Eterno fece i cieli e la terra, e il settimo giorno cessò di lavorare, e si riposò”. Esodo 31:17.
“L’importanza del sabato, come memoriale della creazione, è che esso ricorda la vera ragione per cui l’adorazione è dovuta a Dio”. Egli è il nostro Creatore e noi siamo le sue creature. “Il sabato è alla base stessa del culto a Dio, perché insegna questa grande verità nel modo più incisivo e nessun’altra istituzione lo fa. La vera ragion d’essere dell’adorazione resa a Dio, non soltanto il settimo giorno ma costantemente, risiede nella distinzione che esiste fra il Creatore e le sue creature. Questo grande fatto non può mai essere considerato superato e non deve mai essere perso di vista”.2 Dio istituì il sabato in Eden affinché questa verità rimanesse sempre presente nella mente degli uomini. Egli è il nostro Creatore e questo rappresenterà il motivo per cui dobbiamo adorarlo e considerare il sabato come un segno e un memoriale. Se il sabato fosse stato osservato universalmente, i pensieri e gli affetti degli uomini sarebbero stati rivolti al Creatore come oggetto di riverenza e di adorazione e non ci sarebbero mai stati idolatri, atei e increduli. L’osservanza del sabato è un segno di fedeltà al vero Dio, “…Colui che ha fatto il cielo e la terra e il mare e le fonti delle acque”. Apocalisse 14:7. Quindi il messaggio che invita gli uomini ad adorare Dio e a osservare i suoi comandamenti, li esorterà a rispettare anche il quarto comandamento.
In contrasto con coloro che osservano i comandamenti di Dio e hanno la fede di Gesù, il terzo angelo indica un altro gruppo di persone, contro cui viene pronunciato un solenne e terribile avvertimento: “Se qualcuno adora la bestia e la sua immagine e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, beverà anch’egli del vino dell’ira di Dio…” Apocalisse 14:9, 10. Per comprendere questo messaggio è necessaria una corretta interpretazione dei simboli utilizzati. Che cosa rappresentano la bestia, l’immagine, il marchio? La serie di profezie in cui si trovano questi simboli inizia da Apocalisse 12, con il dragone che cercò di distruggere il Cristo alla sua nascita. Il dragone è chiamato anche Satana. Cfr. Apocalisse 12:9. Fu lui a suggerire a Erode di uccidere il Salvatore. Lo strumento con cui Satana lottò contro il Cristo e il suo popolo nel corso dei primi secoli dell’era cristiana fu l’impero romano: la religione dominante era il paganesimo. Il dragone, pur rappresentando Satana, è in un senso secondario anche il simbolo della Roma pagana.
Nel capitolo 13 (Apocalisse 12:1-10) è descritta un’altra bestia “…simile a un leopardo” alla quale “il dragone le diede la propria potenza e il proprio trono e grande potestà”. Questo simbolo, come molti protestanti hanno creduto, rappresenta il papato che riuscì a impadronirsi della potenza, del trono e dell’autorità che un tempo erano appartenuti all’impero romano.
Della bestia simile a un leopardo è detto: “E le fu data una bocca che proferiva parole arroganti e bestemmie… Ed essa aprì la bocca per bestemmiare contro Dio, per bestemmiare il suo nome e il suo tabernacolo e quelli che abitano nel cielo. E le fu dato di far guerra ai santi e di vincerli; e le fu data potestà sopra ogni tribù e popolo e lingua e nazione”. Questa profezia, che è simile alla descrizione del piccolo corno di Daniele 7, indica incontestabilmente il papato.