Capitolo 27 - Risvegli moderni - Parte 02
“…L’amore, quindi, è l’adempimento della legge”. Romani 13:10. Il carattere di Dio è contraddistinto dalla giustizia e dalla verità e questa è la natura della sua legge. Il salmista dice: “…la tua legge è verità”; “…Tutti i tuoi comandamenti sono giustizia”. Salmi 119:142, 172. L’apostolo Paolo dichiara: “…la legge è santa, e il comandamento è santo e giusto e buono”. Romani 7:12.
Questa legge, che è l’espressione del pensiero e della volontà di Dio, deve essere eterna come il suo Autore.
L’opera della conversione e della santificazione consiste nel riconciliare gli uomini con Dio e con i princìpi della sua legge. L’uomo, creato a immagine di Dio, era in perfetta armonia con la natura e con la legge. I princìpi della giustizia erano scritti nel suo cuore. Il peccato l’ha separato dal suo Creatore ed egli non rifletté più la sua immagine. Non è in armonia con i princìpi della sua legge. “…Ciò a cui la carne ha l’animo è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio, e neppure può esserlo”. Romani 8:7.
Ma “Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo…” (Giovanni 3:16) affinché l’uomo potesse essere riconciliato con Dio. Grazie ai meriti del Cristo è stato ristabilito il legame fra l’uomo e Dio. Il suo cuore, però, deve essere rigenerato dalla grazia divina. Questo cambiamento è la nuova nascita, senza la quale, come ha detto Gesù, nessuno “può vedere il regno di Dio”.
Il primo passo per la riconciliazione con Dio è la convinzione di peccato.
“…Il peccato è la violazione della legge”. 1 Giovanni 3:4. “Mediante la legge è data la conoscenza del peccato”. Romani 3:20. Per poter riconoscere i propri cuori, il peccatore deve confrontare il suo carattere con il grande ideale di giustizia. È uno specchio fedele che mostra l’immagine di un carattere perfetto e permette all’uomo di riconoscere i suoi limiti.
La legge rivela all’uomo i suoi peccati, ma non presenta nessuna soluzione. Pur promettendo la vita a chi ubbidisce, essa dice che la morte è il retaggio dei trasgressori. Solo il Cristo lo può liberare dalla condanna e dalla contaminazione del peccato. Egli deve pentirsi nei confronti di Dio, la cui legge è stata trasgredita, e avere fede in Gesù e nel suo sacrificio espiatorio. Così otterrà la remissione dei peccati e diventerà partecipe della natura divina. Egli è un figliuolo di Dio, avendo ricevuto lo spirito di adozione grazie al quale grida: “Abba, Padre!” Ma ora, è forse libero di trasgredire la legge di Dio? Dice l’apostolo Paolo: “Annulliamo noi dunque la legge mediante la fede? Così non sia; anzi, stabiliamo la legge”; “Noi che siam morti al peccato, come vivremmo ancora in esso?” Romani 3:31; Romani 6:2. L’apostolo Giovanni, a sua volta, dichiara: “…questo è l’amor di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi”. 1 Giovanni 5:3. Nella nuova nascita, l’uomo si ritrova in armonia con Dio e con la sua legge. Quando questo cambiamento si verifica nella vita del peccatore, passa dalla morte alla vita, dal peccato alla santificazione, dalla trasgressione e dalla ribellione all’ubbidienza e alla fede. La vecchia vita di separazione da Dio è finita e ne inizia una nuova caratterizzata dalla riconciliazione, dalla fede e dall’amore. Allora “…il comandamento della legge” è adempiuto in noi che “camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo spirito” (Romani 8:4) e con lo spirito il credente grida: “Oh, quanto amo la tua legge! è la mia meditazione di tutto il giorno”. Salmi 119:97.
“La legge dell’Eterno è perfetta, ella ristora l’anima…” Salmi 19:7. Senza la legge, gli uomini non possono comprendere la purezza e la santità di Dio né il loro stato di colpa e di miseria spirituale. Essi non si rendono conto dei loro peccati e non provano nessun bisogno di pentirsi. Ignorando la loro condizione di esseri perduti perché hanno trasgredito la legge di Dio, essi non si rendono conto della necessità del sacrificio espiatorio del Cristo. La speranza della salvezza viene accettata senza che si produca un radicale cambiamento del cuore o una profonda riforma della vita. In tal modo si moltiplicano le conversioni superficiali ed entrano a far parte della chiesa migliaia di persone che non sono realmente unite con il Cristo.
Teorie sbagliate sulla santificazione, che scaturiscono dalla negligenza o dal rifiuto della legge divina, occupano un posto importante negli attuali movimenti religiosi. Queste teorie non soltanto false ma anche pericolose per le loro implicazioni pratiche, incontrano generalmente il favore della gente e questo rende indispensabile che tutti abbiano un’esatta visione di quello che le Scritture insegnano su questo soggetto.
La santificazione è una dottrina biblica. L’apostolo Paolo, nella sua lettera ai Tessalonicesi, dice: “Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate…”2 Poi prega: “Or l’Iddio della pace vi santifichi Egli stesso completamente…” 1 Tessalonicesi 4:3; 1 Tessalonicesi 5:23. La Bibbia insegna distintamente che cos’è la santificazione e come la si raggiunge. Il Salvatore pregò così per i suoi discepoli: “Santificali nella verità: la tua parola è verità”. Giovanni 17:17.
Paolo insegnò che i credenti devono essere santificati dallo Spirito Santo.
Cfr. Romani 15:16. Ma qual è l’opera dello Spirito Santo? Ecco ciò che Gesù spiegò agli apostoli: “ma quando sia venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità…” Giovanni 16:13. Il salmista afferma: “…la tua legge è verità”. La Parola e lo Spirito di Dio rivelano agli uomini i grandi princìpi della giustizia racchiusi nella sua legge. Poiché la legge di Dio è santa, giusta e buona, è un’espressione scritta della perfezione divina, ne deriva che un carattere formato dall’ubbidienza a questa legge deve essere necessariamente santo. Il Cristo è un perfetto esempio di questo carattere. Ecco quanto afferma: “…io ho osservato i comandamenti del Padre mio…”; “…fo del continuo le cose che gli piacciono”. Giovanni 15:10; Giovanni 8:29. I suoi discepoli devono diventare simili a lui e, tramite la grazia di Dio, raggiungere un carattere che risulti in armonia con i princìpi della sua santa legge. Questa è la santificazione biblica. Quest’opera può essere realizzata solo mediante la fede nel Cristo e la potenza dello Spirito di Dio operante nell’uomo. L’apostolo Paolo esorta così i credenti: “…compiete la vostra salvezza con timore e tremore; poiché Dio è quel che opera in voi il volere e l’operare, per la sua benevolenza”. Filippesi 2:12, 13. Il cristiano sperimenta le tentazioni del peccato e lotta costantemente. Grazie all’aiuto del Cristo, la debolezza umana si unisce con la forza divina e il credente esclama: “…
ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo”. 1 Corinzi 15:57.
Le Scritture mostrano chiaramente che l’opera della santificazione è progressiva. Quando grazie alla conversione il peccatore ritrova la pace con Dio, mediante il sacrificio dell’espiazione, inizia la vita cristiana la cui meta è ormai la perfezione e la crescita fino al raggiungimento “…della statura perfetta di Cristo”. Efesini 4:13. Dice l’apostolo Paolo: “…una cosa fo: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno dinanzi, proseguo il corso verso la meta per ottenere il premio della superna vocazione di Dio in Cristo Gesù”. Filippesi 3:13, 14. Pietro indica quali sono i gradini della scala che conduce alla santificazione biblica: “…mettendo in ciò dal canto vostro ogni premura, aggiungete alla fede vostra la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza la continenza; alla continenza la pazienza; alla pazienza la pietà; alla pietà l’amor fraterno; e all’amor fraterno la carità…
facendo queste cose, non inciamperete giammai”. 2 Pietro 1:5-10.
Coloro che sperimentano la santificazione secondo la Parola di Dio manifesteranno uno spirito di umiltà. Come Mosè, essi hanno avuto una visione dell’imponente maestà della santità di Dio e si sono resi conto della propria indegnità, in così netto contrasto con la purezza e con la perfezione dell’Essere infinito.
Durante tutta la sua lunga vita, interamente consacrata al servizio del Signore, il profeta Daniele è un esempio di vera santificazione. Il cielo lo definì “…uomo grandemente amato…” Daniele 10:11. Eppure, invece di ritenersi puro e santo, questo grande profeta si identificò con il suo popolo, l’Israele peccatore, e decise di intercedere davanti a Dio in suo favore: “…noi umilmente presentiamo le nostre supplicazioni nel tuo cospetto, fondati non sulle nostre opere giuste, ma sulle tue grandi compassioni… Noi abbiamo peccato, abbiamo operato malvagiamente”. Quindi aggiungeva: “…io parlavo ancora, pregando e confessando il mio peccato e il peccato del mio popolo…” Quando più tardi il Figlio dell’uomo gli apparve per impartirgli delle direttive Daniele dichiarò: “…il mio viso mutò colore fino a rimanere sfigurato, e non mi restò alcun vigore”. Daniele 9:18, 15, 20; 10:8.
Quando Giobbe udì la voce del Signore nella tempesta esclamò: “Perciò mi ritratto, mi pento sulla polvere e sulla cenere”. Giobbe 42:6. Quando Isaia contemplò la gloria del Signore e udì i cherubini ripetere: “Santo, santo, santo è l’Eterno degli eserciti!” esclamò: “Ahi, lasso me, ch’io son perduto!” Isaia 6:3, 5. Paolo, dopo essere stato rapito fino al terzo cielo e avere udito cose che l’uomo non può esprimere, parla di se stesso come essendo “…da meno del minimo di tutti i santi”. Efesini 3:8; 2 Corinzi 12:2-4. Giovanni, il discepolo amato che appoggiò la testa sul petto di Gesù e che contemplò la sua gloria, cadde come morto ai piedi dell’angelo. Cfr. Apocalisse 1:17.
Coloro che camminano all’ombra della croce del Calvario, non potranno mai inorgorglirsi né pretendere di essere esenti dal peccato. Essi sanno che sono stati i loro peccati a provocare l’agonia che spezzò il cuore del Figlio di Dio e questo pensiero li spinge a essere umili. Coloro che vivono più vicini al Cristo e distinguono più chiaramente la fragilità e la natura peccaminosa del genere umano, si rendono conto che la loro unica speranza risiede nei meriti di un Salvatore crocifisso e risorto.
La santificazione che oggi caratterizza il mondo religioso manifesta infatuazione o trascuratezza nei confronti della legge dell’Eterno, che viene considerata come qualcosa di estraneo alla religione delle Scritture. I sostenitori di questa tesi affermano che la santificazione è un’opera istantanea, grazie alla quale possono raggiungere la santità perfetta mediante la fede.
“Credete solamente” dicono “e avrete la benedizione”. Non richiede nessuno sforzo da parte di chi la riceve. Contemporaneamente negano l’autorità della legge di Dio, sostenendo di non avere l’obbligo di osservare i comandamenti. È possibile agli uomini essere santi, trovarsi in accordo con4 la volontà e con il carattere di Dio senza essere sottomessi a quei princìpi che sono l’espressione della sua natura, della sua volontà e che rivelano ciò che egli gradisce? Il desiderio di una religione comoda, che non richiede né lotte né rinunce, né distacco dalle follie del mondo ha fatto della fede, e della sola fede, una dottrina popolare. Ma la Parola di Dio che cosa insegna? L’apostolo Giacomo scrive: “…che giova, fratelli miei, se uno dice d’aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo?… Vuoi tu, o uomo vano, conoscere che la fede senza le opere non ha valore? Abramo nostro padre, non fu egli giustificato per le opere quando offrì il suo figliuolo Isacco sull’altare? Tu vedi che la fede operava insieme con le opere di lui, e che per le opere la sua fede fu resa compiuta… Voi vedete che l’uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto”. Giacomo 2:14-24.
La testimonianza della Parola di Dio è contraria alla seducente dottrina della fede senza le opere. Non è fede quella che reclama le benedizioni divine senza adempiere alle condizioni previste dalla grazia: è solo presunzione, in quanto la fede vera si basa sulle promesse e sulle benedizioni contenute nella Scrittura.