Capitolo 35 - Minacce alla libertà di coscienza - Parte 03
Nel movimento che si va delineando negli Stati Uniti per assicurare alle istituzioni e alle tradizioni della chiesa l’appoggio dello stato, i protestanti non solo seguono le orme dei sostenitori del papa, ma spalancano addirittura la porta affinché il papato riconquisti nell’America protestante la supremazia persa in Europa. Quello che dà maggiore significato a questo movimento è il suo obiettivo principale: l’imposizione dell’osservanza della domenica, usanza che ha avuto origine da Roma e che essa vanta come segno della sua autorità. Lo spirito del papato — spirito di conformità alle usanze del mondo, venerazione delle tradizioni umane poste al di sopra dei comandamenti di Dio — pervade le chiese protestanti e le spinge a svolgere un’opera intesa a esaltare la domenica, come il papato aveva già fatto prima di loro.
Se il lettore vuole sapere quali agenti saranno utilizzati nella lotta imminente, legga la storia dei metodi utilizzati da Roma, per lo stesso scopo, nei secoli passati. Se egli vuole conoscere in che modo si comporteranno il papato e il protestantesimo nei confronti di coloro che respingeranno i loro dogmi, cerchi di vedere quale spirito ha manifestato Roma nei confronti del sabato e dei suoi sostenitori.
Editti reali, concili generali, decreti della chiesa sostenuti dal braccio secolare furono i mezzi tramite i quali la festività pagana conquistò il posto d’onore nel mondo cristiano. La prima norma obbligatoria sull’osservanza della domenica fu la legge di Costantino (321 d.C.). Questo editto imponeva agli abitanti delle città di riposare nel “venerabile giorno del sole”, ma consentiva6 ai contadini i lavori agricoli. Sebbene si trattasse virtualmente di una legge pagana, essa venne comunque imposta dall’imperatore dopo che egli ebbe accettato nominalmente il cristianesimo.
Visto che un editto reale non poteva sostituirsi all’autorità divina, Eusebio, un vescovo che cercava il favore dei prìncipi e che era amico e sostenitore di Costantino, suggerì l’idea che il Cristo avesse trasferito il riposo del sabato alla domenica. Come prova, in favore di questa nuova dottrina, non poté essere presentata neppure una testimonianza delle Scritture. Del resto, Eusebio stesso, sia pure inconsapevolmente, ne riconobbe la falsità, e indicò il vero autore del cambiamento, dicendo: “Tutte le cose che si dovevano fare il sabato, noi le abbiamo trasferite al giorno del Signore”. L’argomentazione in favore della domenica, sebbene fosse priva di fondamento, valse a incoraggiare gli uomini a rinnegare il sabato del Signore. Tutti coloro che desideravano essere rispettati dagli uomini accettarono la festività popolare.
Quando il potere del papato si consolidò, proseguì l’opera per onorare la domenica. In quel giorno, per un po’ di tempo, i contadini continuarono a lavorare nei campi prima e dopo i servizi religiosi; il giorno di riposo era ancora il settimo giorno, il sabato. Poi, gradatamente si produsse un cambiamento. Ai magistrati fu vietato, la domenica, di emettere sentenze in cause civili. Quindi tutti, senza distinzione, indipendentemente dal loro ceto, furono invitati ad astenersi dalle comuni attività sotto pena di multa per gli uomini liberi e di fustigazione per i servi. Più tardi fu stabilito che i ricchi sarebbero stati puniti con la perdita della metà dei beni e infine fu decretato che se essi avessero persistito ostinatamente, sarebbero stati ridotti alla condizione di schiavi. Le classi più povere, invece, avrebbero subìto l’esilio perpetuo.
Si ricorse anche ai miracoli. Fra i tanti prodigi, si raccontava che un contadino mentre di domenica stava pulendo l’aratro con un ferro prima di lavorare il campo, quel ferro gli si attaccò alla mano e per due anni quell’uomo fu costretto a portarselo dietro con “gran dolore e vergogna”. Successivamente il papa ordinò ai parroci di ammonire i violatori della domenica e di esortarli ad andare in chiesa per pregare, per evitare che grandi calamità si abbattessero su di loro e sui vicini. Un concilio ecclesiastico avanzò l’argomentazione, tanto spesso sfruttata in seguito anche dai protestanti, che siccome alcune persone erano state colpite dal fulmine mentre lavoravano di domenica, quel giorno doveva essere necessariamente il giorno di riposo. “È evidente” dicevano i prelati “quanto grande sia la disapprovazione di Dio nei confronti di coloro che trascurano quel giorno”. Fu rivolto in seguito un appello ai sacerdoti, ai ministri, ai re, ai prìncipi e ai fedeli, invitandoli a “fare tutto il possibile e ad esercitare la massima cura perché a quel giorno fosse restituita la sua importanza e in futuro venisse osservato con maggiore devozione per il bene del cristianesimo”. Vista l’inutilità dei decreti conciliari, le autorità secolari furono invitate a emanare un editto che spaventasse le persone e le costringesse ad astenersi dal lavoro la domenica. In un sinodo tenuto a Roma, tutte le precedenti decisioni vennero riaffermate con maggior forza e solennità; furono anche incorporate nella legge ecclesiastica e imposte dalle autorità civili in quasi tutto il mondo cristiano. Comunque la mancanza di una prova biblica in favore dell’osservanza della domenica provocò molto imbarazzo. La gente metteva in dubbio il diritto dei suoi capi spirituali a trascurare questa esplicita dichiarazione di Dio: “Ma il settimo giorno è il sabato del Signore Dio tuo” per onorare il giorno del sole. Per sopperire all’assenza di una testimonianza biblica si ricorse ad altri espedienti. Uno zelante sostenitore della domenica, che verso la fine del XII secolo visitò le chiese dell’Inghilterra, incontrò una forte resistenza da parte dei fedeli testimoni della verità. Vista l’inutilità dei suoi sforzi, egli abbandonò il paese per cercare qualcosa che potesse aiutarlo a imporre i suoi insegnamenti. Quando ritornò, riscosse un notevole successo. Aveva con sé un rotolo che pretendeva provenisse direttamente da Dio: conteneva l’ordine di osservare la domenica, accompagnato da spaventose minacce, per terrorizzare chi avesse disubbidito. Si affermava che questo prezioso documento, che era una volgare contraffazione pari all’istituzione che esso voleva sostenere, fosse caduto dal cielo e fosse stato trovato a Gerusalemme, sull’altare di S. Simeone, sul Golgota. In realtà, la fonte dalla quale esso proveniva era il palazzo pontificio di Roma. La frode e la falsificazione utilizzate per accrescere la potenza e l’autorità della chiesa sono state considerate in ogni tempo legali dalla gerarchia papale.
Il rotolo in questione proibiva il lavoro dall’ora nona (le tre del pomeriggio) del sabato all’alba del lunedì e si affermava che la sua autorità era stata confermata da molti miracoli. Si raccontava che alcune persone che avevano lavorato oltre l’ora prescritta erano state colpite da paralisi. Un mugnaio che stava macinando il grano vide uscire, al posto della farina, un torrente di sangue, mentre la ruota del mulino rimaneva immobile nonostante la forte pressione dell’acqua. Una donna che aveva messo il pane in forno, ne trasse fuori la pasta ancora cruda, nonostante il calore del forno fosse elevatissimo. Un’altra donna, invece, che stava per infornare la pasta all’ora nona del sabato, ma che poi aveva deciso di riporla fino al lunedì mattina, trovò l’indomani il pane cotto per potenza divina. Un uomo che aveva fatto cuocere il pane dopo la nona ora del sabato, l’indomani mattina, quando lo spezzò, ne vide uscire un rivolo di sangue. Con queste assurde invenzioni, superstiziose, i sostenitori della domenica cercavano di affermarne la santità. In Scozia, come in Inghilterra, si finì per considerare con particolare riguardo la domenica aggiungendo ad essa una parte dell’antico sabato.
Variava, naturalmente, il periodo da santificare. Un editto del re di Scozia dichiarava che “il sabato, dalle ore dodici in poi doveva essere considerato santo”. Nessuno, da quel momento fino al lunedì mattina, poteva occuparsi di cose di carattere temporale. Nonostante tutti gli sforzi fatti per affermare la santità della domenica, gli stessi fedeli del papa confessavano pubblicamente la divina autorità del sabato e l’origine umana dell’istituzione che lo aveva soppiantato. Nel XVI secolo un concilio papale affermò chiaramente: “Tutti i cristiani ricordino che il settimo giorno, consacrato da Dio, è stato accettato e osservato non solo dagli ebrei, ma anche da tutti coloro che pretendevano di adorare Dio, sebbene noi cristiani abbiamo cambiato il loro sabato nel giorno del Signore”. Coloro che alteravano la legge divina e si mettevano deliberatamente al di sopra di Dio, non ignoravano la gravità del loro atto.