Capitolo 40 - La liberazione del popolo di Dio - Parte 01
Quando coloro che osservano la legge di Dio saranno privi della protezione delle leggi umane, si produrrà simultaneamente nei vari paesi un movimento con lo scopo di distruggerli. All’avvicinarsi del tempo fissato dal decreto, la gente cospirerà per annientare l’odiata setta. Sarà scelta una certa notte per sferrare il colpo decisivo, che ridurrà definitivamente al silenzio la voce del dissenso e del rimprovero.
I figli di Dio — in parte in carcere o nascosti nei rifugi delle foreste e delle montagne — pregano per ricevere la protezione divina, mentre ovunque gruppi di uomini armati, sollecitati da schiere di demoni, sono pronti per compiere la loro opera. Però, nel momento più critico, il Dio d’Israele interverrà per liberare i suoi eletti. Dice il Signore: “Allora intonerete de’ canti, come la notte quando si celebra una festa; e avrete la gioia nel cuore, come colui che cammina… per andare al monte dell’Eterno, alla Rocca d’Israele. E l’Eterno farà udire la sua voce maestosa, e mostrerà come colpisce col suo braccio nel furore della sua ira, tra le fiamme d’un fuoco divorante, in mezzo alla tempesta, a un diluvio di pioggia, a una gragnuola di sassi”. Isaia 30:29, 30.
Con grida che esprimono trionfo, sarcasmo e imprecazione, folle di uomini malvagi stanno per precipitarsi sulla loro preda, quando una densa oscurità, più fitta delle tenebre della notte, scende sulla terra. Poi un arcobaleno, che riflette la gloria del trono di Dio, squarcia il cielo e sembra circondare ogni gruppo di persone in preghiera. Le bande furibonde si fermano improvvisamente. Le loro grida selvagge cessano per incanto. Con paurosi presentimenti osservano il simbolo del patto di Dio e desiderano sfuggire al suo splendore abbagliante.
I figli di Dio odono una voce chiara e melodiosa che dice: “Guardate in alto!” Alzando gli occhi verso il cielo, essi vedono l’arcobaleno della promessa. Le nuvole scure e minacciose che coprivano il cielo scompaiono e come Stefano, essi contemplano la gloria di Dio e il Figlio dell’uomo seduto sul suo trono. Essi scorgono sul suo corpo divino i segni della sua umiliazione e odono le sue labbra formulare una richiesta alla presenza del Padre e degli angeli: “Padre, io voglio che dove son io, siano meco anche quelli che tu m’hai dati…” Giovanni 17:24. Echeggia una voce melodiosa che con tono di trionfo esclama: “Vengono! Vengono! Santi, innocenti, irreprensibili. Hanno accettato la promessa della mia pazienza e quindi cammineranno in mezzo agli angeli”. Dalle labbra pallide e tremanti di coloro che sono rimasti fedeli esce un grido di vittoria. È a mezzanotte che Dio manifesta la sua potenza per liberare il suo popolo.
Il sole appare in tutto il suo splendore e segni e prodigi si susseguono rapidamente. Gli empi osservano la scena con meraviglia e terrore, mentre i giusti contemplano con immensa gioia i segni della loro liberazione. Tutto nella natura appare sconvolto. I fiumi cessano di scorrere, grosse nubi oscure si ammassano e cozzano le une contro le altre. Nel cielo si nota uno spazio chiaro, di una gloria indescrivibile, da cui proviene la voce di Dio, simile al suono di molte acque, che dice: “… È fatto!” Apocalisse 16:17.
Quella voce scuote i cieli e la terra. C’è “…un gran terremoto, tale, che da quando gli uomini sono stati sulla terra, non si ebbe mai terremoto così grande e così forte”. Apocalisse 16:18. Il cielo sembra aprirsi e chiudersi. La gloria che procede dal trono di Dio pare debba esplodere sul mondo. Le montagne oscillano come le canne al vento e le rocce schiantate vengono proiettate in ogni direzione. Si ode un boato come di una tempesta che sta per sopraggiungere.
Il mare è infuriato. Il fragore dell’uragano è simile a voci di demoni che compiono un’opera di distruzione. La terra intera si solleva e si abbassa come le onde del mare. La superficie terrestre si schianta. Gli stessi fondamenti della terra sembrano crollare. Intere catene di montagne sprofondano. Isole abitate scompaiono. I porti delle città di mare, diventate simili a Sodoma in quanto a corruzione, sono inghiottiti dalle onde infuriate. Dio si è ricordato di “Babilonia la grande per darle il calice del vino del furor dell’ira sua…” Grandine “…del peso di circa un talento…” compie la sua opera di sterminio. Apocalisse 16:19, 21. Le città più importanti della terra sono rase al suolo. I palazzi maestosi, dove i grandi uomini del mondo hanno accumulato le loro ricchezze, crollano sotto i loro occhi. Le mura delle prigioni si sfasciano, rendendo la libertà al popolo di Dio, incarcerato per la sua fede.
Le tombe si aprono e “…molti di coloro che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni per la vita eterna, gli altri per l’obbrobrio, per una eterna infamia”. Daniele 12:2. Tutti coloro che sono morti credendo nel messaggio del terzo angelo escono dai sepolcri glorificati e odono il patto di pace di Dio concluso con chi ha osservato la sua legge. “…Anche quelli che lo2 trafissero…” (Apocalisse 1:7), coloro che disprezzarono e derisero l’agonia mortale di Gesù e i più violenti oppositori della sua verità e del suo popolo, risusciteranno per contemplare la sua gloria e l’onore conferito ai fedeli.
Fitte nubi coprono ancora il cielo, ma di tanto in tanto il sole si affaccia, come se volesse rappresentare l’occhio di Dio. I lampi solcano il cielo, avvolgendo la terra come un manto di fuoco. Al di sopra del terrificante fragore del tuono, voci misteriose e lugubri annunciano la sorte degli empi. Le parole non sono comprensibili a tutti, ma sono chiaramente percepite dai falsi maestri.
Coloro che fino a poco tempo prima erano temerari, vanagloriosi e insolenti, esultanti della loro crudeltà nei confronti dei fedeli osservatori dei comandamenti di Dio, ora sono in preda al panico e tremano. I loro gemiti superano il frastuono degli elementi sconvolti. I demoni riconoscono la divinità del Cristo e tremano davanti alla sua potenza, mentre gli uomini implorano misericordia e strisciano al suolo in preda al terrore.
I profeti dell’antichità, contemplando in visione il giorno di Dio, dissero: “Urlate, poiché il giorno dell’Eterno è vicino; esso viene come una devastazione dell’Onnipotente”. Isaia 13:6. “Entra nella roccia, e nasconditi nella polvere per sottrarti al terrore dell’Eterno e allo splendore della sua maestà. Lo sguardo altero dell’uomo del volgo sarà abbassato, e l’orgoglio de’ grandi sarà umiliato; l’Eterno solo sarà esaltato in quel giorno. Poiché l’Eterno degli eserciti ha un giorno contro tutto ciò ch’è orgoglioso ed altero, e contro chiunque s’innalza, per abbassarlo… In quel giorno, gli uomini getteranno ai topi e ai pipistrelli gl’idoli d’argento e gl’idoli d’oro, che s’eran fatti per adorarli; ed entreranno nelle fessure delle rocce e nei crepacci delle rupi per sottrarsi al terrore dell’Eterno e allo splendore della sua maestà, quand’ei si leverà per far tremar la terra”. Isaia 2:10-12, 20, 21.
Attraverso uno squarcio nelle nubi si affaccia una stella il cui splendore è quadruplicato dal contrasto con le tenebre circostanti. Essa trasmette speranza e gioia ai fedeli, ma manifesta giustizia e collera ai trasgressori della legge di Dio. Coloro che hanno sacrificato tutto per il Cristo ora sono al sicuro, protetti dal Signore. Messi alla prova, essi hanno manifestato al mondo e ai contestatori della verità, la loro fedeltà a colui che è morto per loro. Un meraviglioso cambiamento si è verificato in coloro che sono rimasti fedeli anche davanti alla morte. Liberati improvvisamente dall’oscura e terribile tirannia di uomini trasformati in demoni, i loro volti un tempo pallidi, ansiosi e smarriti, ora risplendono di meraviglia, di fede e di amore. Le loro voci si elevano in questo canto di trionfo: “Dio è per noi un rifugio ed una forza, un aiuto sempre pronto nelle distrette. Perciò noi non temeremo, anche quando fosse sconvolta la terra, quando i monti fossero smossi in seno ai mari, quando le acque del mare muggissero e schiumassero, e per il loro gonfiarsi tremassero i monti”. Salmi 46:1-3.