Il 10 dicembre si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti umani. Oggi vogliamo proporre una riflessione sul diritto al riposo, così come indicato nella Bibbia. E scopriamo una pratica radicata nell’uguaglianza.
Nathan Brown – L’articolo 24 della Dichiarazione universale dei diritti umani fa da contrappunto all’articolo precedente che riconosce il diritto al lavoro e a condizioni eque. Infatti, dopo aver affermato il diritto umano al lavoro, l’articolo 24 recita: “Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite”. Si tratta di un riconoscimento del fatto che gli esseri umani non sono destinati a lavorare incessantemente, né dovrebbero averne bisogno o esserne obbligati.
Nella sua forma più semplice, l’osservanza del sabato, come interruzione settimanale del lavoro, descritta nella Bibbia è “tra le prime leggi a tutela dei diritti dei lavoratori”,[1] ed è una pratica che si adatta all’articolo 24. Ma il concetto biblico di sabato è molto più di un normale giorno di riposo.
Nel suo classico studio sul sabato nel mondo moderno, Abraham Joshua Heschel afferma che “ci sono poche idee nel mondo del pensiero che contengono così tanto potere spirituale come l’idea del sabato”.[2] Il potere spirituale del sabato è tale da avere importanti implicazioni sociali ed economiche. Anche se oggi viene ignorato o frainteso, il sabato è stato un contributo ebraico fondamentale agli antecedenti dei diritti umani del mondo antico. “Nessuna società antica prima degli Ebrei aveva un giorno di riposo”.[3]
Il settimo giorno
La pratica del sabato descritta nella Bibbia, vale a dire l’osservanza del settimo giorno della settimana da dedicare alle attività religiose, al culto, alla crescita delle relazioni e al riposo da altri lavori, è stata un’innovazione unica tra le religioni e le culture antiche. Non era solo un’abitudine religiosa distintiva, secondo la comprensione della Bibbia; era un ritmo incorporato, e benedetto, nella creazione del mondo e quindi compreso come parte di ciò che significa essere umani.
È sorprendente che, nella storia della liberazione degli Ebrei dalla schiavitù, il sabato sia stato incluso tra i dieci comandamenti dati loro da Dio (cfr. Esodo 20:8–11) come un imperativo etico fondamentale e inserito nel quadro giuridico della nazione nascente (cfr. Esodo 23:12 e Levitico 25).
Rispetto a molte delle attività religiose del mondo antico e moderno, il sabato era una pratica radicata nell’uguaglianza. Invece di intraprendere pellegrinaggi difficili e costosi verso un luogo sacro, o di essere tenuti a fare sacrifici che solo i ricchi potevano permettersi, il sabato in quanto tempo era disponibile e accessibile a tutti.
Heschel sottolinea che il primo oggetto sacro nella storia del mondo non fu una montagna o un altare. Riferendosi alla prima volta in cui la parola “santo”, qadosh, viene usata nelle Scritture ebraiche (cfr. Genesi 2:3), commenta: “È estremamente significativo che essa venga applicata al tempo”.[4] Mentre i luoghi sacri tendono a diventare contestati, conflittuali e controllati attraverso le religioni, le culture e la storia, il sabato è un “santuario nel tempo… una tregua in tutti i conflitti, personali e sociali, la pace tra uomo e uomo, uomo e natura, la pace dentro l’uomo“.[5] Correttamente compreso e celebrato, il sabato è una pratica di uguaglianza spirituale e concreta.
Libertà dalla schiavitù
Più di ogni altra legge o regolamento, il comandamento del sabato ricordava al popolo ebraico la sua esperienza di schiavitù e ne faceva riferimento come motivazione per adempiere ai propri doveri verso coloro i cui diritti potevano altrimenti essere dimenticati: “Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore, il tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e con braccio steso; perciò, il Signore, il tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del riposo” (Deuteronomio 5:15).
In contrasto con l’appello alla salvezza dalla schiavitù egiziana, la prima e più nota presentazione dei dieci comandamenti nella Bibbia fornisce questa motivazione alternativa alla creazione del sabato come pratica spirituale preesistente, continua e umana:
“poiché in sei giorni l’Eterno fece i cieli e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e il settimo giorno si riposò; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno di sabato e l’ha santificato.” (Esodo 20:11, ND).
In particolare, il sabato è il più dettagliato dei dieci comandamenti, non solo per quanto riguarda la sua osservanza e la sua logica, ma anche per la sua applicazione.
Libertà dal lavoro
L’attenzione sui benefici del sabato per gli emarginati è ripetuta anche dopo i comandamenti:
“Per sei giorni farai il tuo lavoro; ma il settimo giorno ti riposerai, perché il tuo bue e il tuo asino possano riposarsi e il figlio della tua serva e lo straniero possano riprendere fiato” (Esodo 23:12).
In questa formulazione, il padrone doveva riposare in modo che anche il servo e lo straniero potessero riposare. Era un giorno per il loro beneficio e, nel libro The Lost Meaning of the Seventh Day (Il significato perduto del settimo giorno), il teologo Sigve Tonstad sostiene che questa attenzione era unica tra le antiche culture del mondo: “Non sono stati trovati paralleli in altre culture”. E spiega che il comandamento del sabato “… stabilisce la priorità dal basso verso l’alto e non dall’alto verso il basso, dando prima considerazione ai membri più deboli e vulnerabili della società. Sono menzionati in modo particolare coloro che hanno più bisogno di riposo: lo schiavo, lo straniero residente e la bestia da soma. Nel riposo del settimo giorno, gli emarginati e persino gli animali, che sono muti, trovano un alleato”.[6]
Libertà dalla sofferenza
In questo modo, il sabato non dovrebbe mai essere una pratica spirituale isolata. Piuttosto, coloro che ricordano e osservano il sabato, così come afferma il quarto comandamento, saranno ricalibrati ogni settimana in una maggiore pratica dell’uguaglianza e dei diritti umani in esso riflessi. Il lavoro richiesto negli altri sei giorni della settimana lavorativa è importante, ma è il settimo giorno a essere trasformativo e, a sua volta, deve ridefinire le priorità e ispirare il lavoro degli altri sei giorni. Prendendo in prestito dal pensiero ebraico: “Tutti i giorni della settimana devono essere spiritualmente coerenti con il settimo giorno… Il sabato è un solo giorno, lo Shabbesdikeit [lo spirito del sabato] è ciò che dovrebbe permeare tutti i nostri giorni”.[7]
Rifiutato e soppiantato ampiamente dal sentimento antiebraico della prima era cristiana, il sabato è una pratica spirituale quasi dimenticata in gran parte del mondo contemporaneo, ma “il sabato è sicuramente una delle raccomandazioni più semplici e sensate che un dio possa mai aver dato”.[8] Incorporati nella storia e nelle leggi della nazione ebraica, i principi e l’osservanza del sabato hanno rappresentato una notevole innovazione spirituale, sociale ed economica nel mondo antico, e dovrebbero essere considerati tra le prime fonti da cui è nata la moderna comprensione dei diritti umani. Potrebbe anche essere una pratica spirituale da riconsiderare e ridisegnare per il riposo umano e la ricalibrazione sociale in un mondo frenetico, sempre connesso, diseguale e polarizzato. Nella fede ebraica e biblico-cristiana, “è l’eternità all’interno del tempo, il sottosuolo spirituale della storia”.[9]
Tragicamente, troppa storia del popolo ebraico è stata istruttiva per la causa dei diritti umani per le ragioni sbagliate. In effetti, sono state la Shoah e i suoi orrori a portare all’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani nel 1948.
Ma nelle radici della tradizione della fede ebraica, e soprattutto nella pratica dell’osservanza del sabato, compresa quella dei cristiani che continuano a seguire questo comandamento biblico, si trovano ancora intuizioni significative sulla dignità e sul valore degli esseri umani, e sulla loro convivenza in comunità per il benessere di tutte le persone e di tutte le nazioni.
Pur attuando i diritti espressi nell’articolo 24 della Dichiarazione universale, nella pratica del sabato vi è molto di più su cosa significa “essere umani” rispetto al semplice giorno di riposo sacro, per quanto benefico possa essere.
(Nathan Brown è scrittore e curatore editoriale della casa editrice Signs Publishing Company, con sede a Warburton, Victoria, in Australia)
Note bibliografiche
[1] Milton Konvitz, Judaism and Human Rights, seconds edizione, Routledge, 2017.
[2] Abraham Joshua Heschel, Il sabato. Il suo significato per l’uomo moderno, Rusconi editore, Milano, 1972.
[3] Thomas Cahill, The Gifts of the Jews: How a Tribe of Desert Nomads Changed the Way Everyone Thinks and Feels, Nan A Talese/Anchor Books, 1990.
[4] A. J. Heschel, ibidem.
[5] Ibidem.
[6] Sigve Tonstad, The Lost Meaning of the Seventh Day, Andrews University Press, Berrien Springs, 2009.
[7] A. J. Heschel, Dio alla ricerca dell’uomo, Borla, Roma, 1983.
[8] T. Cahill, ibidem.
[9] A. J. Heschel, ibidem.
[Fonte: st.network. Traduzione: L. Ferrara]
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