Raggiungere gli irraggiungibili

L’esempio dell’apostolo Paolo è senza tempo. Nelle sue lettere troviamo indicazioni per costruire ponti di dialogo, ascolto e unità nell’abbraccio di Cristo.

Manoa Nailiva – I viaggi missionari di Paolo rivestono un profondo significato nell’espansione del cristianesimo. Con un approccio strategico che comprende visione, difesa teologica, costruzione di ponti, adattamento e autosufficienza, l’apostolo ha tracciato un percorso che trascende i confini del tempo.

Abbracciare la diversità
La passione di Paolo per la missione verso i gentili (coloro che non erano ebrei, i pagani, ndr) e la sua convinzione nell’universalità del messaggio evangelico risalgono al suo incontro con Cristo risorto, sulla via di Damasco (Atti 9:1-19). Un’esperienza trasformatrice che accese in Paolo il desiderio fervente di diffondere il messaggio del vangelo oltre i confini delle comunità ebraiche. Questa convinzione trova conferma nella dichiarazione dell’apostolo: “Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco” (Romani 1:16). Inoltre, il ministero di Paolo tra i gentili si è caratterizzato per la sua testimonianza ispiratrice (Romani 15:20) e per gli instancabili sforzi di accoglierli nella comunità di Cristo.

Nella Lettera ai Romani, Paolo costruisce una solida difesa teologica, evidenziando l’inclusione dei gentili quali figli di Abramo (Romani 4:16, 17). Sostiene che è la fede, e non l’etnia, il fattore determinante nella relazione con Dio (Romani 3:29, 30), sottolineando la portata universale della grazia e della redenzione dell’Eterno (Galati 3:28). Per la missione contemporanea, l’esempio di Paolo offre lezioni preziose sull’abbraccio della diversità, volto a favorire l’unità attraverso il dialogo teologico (1 Corinzi 9:20-22). Confrontandosi con rispetto e riconoscendo il valore intrinseco di ogni individuo (Colossesi 3:11), i cristiani possono costruire ponti tra le persone di differente provenienza culturale e religiosa (Efesini 2:14). L’approccio di Paolo sfida i credenti moderni a superare le barriere culturali e ad estendere l’amore di Cristo a tutte le nazioni (Matteo 28:19).

Costruire ponti
L’impegno di Paolo nel promuovere l’unità tra cristiani, ebrei e gentili, nasceva dalla sua comprensione del messaggio del vangelo. In molte epistole, Paolo sottolinea la necessità dell’unità, evidenziando l’importanza della pace tra i credenti (Efesini 4:3). Le tecniche di Paolo per favorire la comprensione e la cooperazione tra comunità diverse sono evidenti nelle sue lettere alla chiesa di Corinto, dove esorta i credenti a essere uniti nella mente e nel giudizio, evitando divisioni (1 Corinzi 1:10). Egli incoraggiava anche la chiesa di Colosse a perseguire l’amore che unisce tutto in perfetta armonia (Colossesi 3:14).

Gli insegnamenti sull’unità hanno profonde implicazioni contemporanee. Oggi, come ai suoi tempi, la chiesa affronta sfide legate a divisioni e discordie. Tuttavia, seguendo l’esempio di umiltà, pazienza e amore di Paolo, i cristiani possono superare le differenze culturali e teologiche per collaborare efficacemente nella diffusione della buona notizia. Grazie ai principi di unità dell’apostolo, la chiesa può offrire una testimonianza convincente al mondo, dimostrando il potere trasformativo dell’amore di Cristo nel riconciliare e unire tutti i credenti (Giovanni 17:20-23).

Adattabilità e sostenibilità
L’eccezionale capacità di Paolo di adattarsi e relazionarsi a destinatari diversi testimonia la sua profonda preoccupazione pastorale e il suo impegno per diffondere il vangelo. In 1 Corinzi 9:22, Paolo chiarisce il suo principio di diventare “ogni cosa per ogni persona”, sottolineando l’importanza di trovare un terreno comune, evitare atteggiamenti presuntuosi, far sentire gli altri accolti, essere sensibili ai loro bisogni, cercare opportunità per condividere Cristo e abbattere umilmente le barriere dell’etnocentrismo. L’apostolo dimostrava una profonda comprensione delle complessità delle relazioni umane e dei contesti culturali.

Inoltre, il modello di ministero autosufficiente, come illustrato in Atti 18:1-4 e in 1 Tessalonicesi 2:9, eliminava la possibilità di critiche per motivi finanziari e forniva un esempio sostenibile per il prossimo. Lavorando per mantenersi, Paolo manifestava la centralità dell’integrità economica nella missione e assicurava che il messaggio di Cristo non fosse ostacolato da accuse di avidità. L’approccio adattivo di Paolo continua a offrire preziose intuizioni per i missionari contemporanei che cercano di coinvolgere culture diverse e stabilire pratiche pastorali sostenibili.

In un mondo in cui la missione di Dio rimane immutata, la strategia ispirata di Paolo resta un progetto senza tempo anche oggi. È evidente che i suoi principi siano rilevanti ora come lo erano ai suoi tempi.gli irrag

Abbracciamo le strategie missionarie di Paolo per raggiungere (con il messaggio del vangelo, ndr) gli irraggiungibili nel mondo attuale e continuiamo l’opera che Dio ci ha affidato.

(Manoa Nailiva studia teologia al Fulton Adventist University College, nelle Fiji).

[Fonte: record.adventistchurch.com / Tradotto da Veronica Addazio] 

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