
Cooperazione e interdipendenza sono i principi alla base della vita, consentendole di esistere e prosperare? Una riflessione sulla dottrina biblica della Creazione
Timothy G. Standish – “Perché l’unica vera saggezza è conoscere quell’idea che da sola governerà ogni cosa in ogni occasione” – Eraclito (540-480 a.C.).[1] Come mai un vecchio filosofo, malato, si seppellì nel letame prima di morire intorno al 480 a.C.? Era convinto che, se fosse stato curato con gli escrementi, sarebbe guarito dall’idropisia (una malattia che causa accumulo di liquidi nel corpo ndt). Ciò in cui una persona crede può manifestarsi in modi molto interessanti; a volte tristi, a volte magnifici. Spero che le mie convinzioni non conducano allo stesso destino di Eraclito.
In quanto cristiano che tenta in modo imperfetto di essere un credente della Bibbia, so che i miei convincimenti non solo influenzano le mie azioni, ma hanno un impatto anche sulla mia intera percezione del mondo. E avendo ricevuto una formazione darwinista (come tutti i biologi laici), comprendo la convinzione per cui la lotta per la sopravvivenza e l’eccesso di capacità riproduttiva, combinate attraverso il miracolo della selezione naturale, creino tutto, dai profumati fiori d’arancio ai nobili elefanti, fino agli innumerevoli organismi marini unicellulari, per non parlare di me stesso.
Questo sistema di credenze considera gli organismi, o i loro componenti, come autonomi; dediti solo alla loro sopravvivenza. Ma è davvero così, quando guardiamo alla vita e al resto della creazione? È possibile la vita, considerando una tale premessa? Gli evoluzionisti sono tenuti a vedere lotta e competizione; potrebbero persino pensare, come Darwin, che “c’è grandiosità in questa visione della vita”.[1]
Non sono d’accordo. Non c’è grandezza nel credere che miliardi di organismi abbiano sofferto, lottato e siano morti per portarmi all’esistenza. È orribile, e c’è un’alternativa molto più bella e ovviamente vera. Un credente della Bibbia osserva la creazione ed è libero di vedere l’opera dell’infinito Dio Creatore nelle prove empiriche. La Bibbia presenta molteplici narrazioni di testimoni oculari dell’infinito Dio Creatore le cui azioni possono essere osservate e che alla fine è entrato come uno di noi nella sua stessa creazione. I darwinisti, come gli epicurei di un tempo, fanno appello a un tempo e uno spazio infiniti che mettono l’osservazione o i resoconti dei testimoni al di là della possibilità. Ma non ci sono tempo o spazio infiniti con i quali lavorare. Se ci fossero infiniti che spiegassero tutto, la scienza non potrebbe essere uno strumento produttivo per comprendere la realtà, perché tutto potrebbe essere un prodotto del puro caso come qualsiasi altra cosa.
Cooperazione, non competizione
La Bibbia presenta i cristiani come parte di un corpo integrato, la chiesa, composto da individui diversi che lavorano insieme nello stesso modo in cui cooperano le parti del nostro corpo creato (cfr. 1 Cor. 12:12-27). Se la chiesa di Dio è così, perché non dovrebbe esserlo anche il resto della creazione? In effetti, quando si osserva la vita, a partire dai componenti molecolari delle cellule fino a interi ecosistemi, tutto funziona come un insieme integrato. Le api non lottano contro i fiori né accade il contrario, dato che le une si occupano di impollinare gli altri. Sono interdipendenti e ciascuno trae beneficio dalla relazione condivisa. Il resoconto biblico dell’origine della vita rivela che l’interdipendenza e la cooperazione sono il piano che ha avuto origine nella mente di Dio.
Capire che la vita è stata creata come parte di un sistema robusto e integrato, piuttosto che tramite un processo di lotta infinita per la sopravvivenza da parte di organismi autonomi in una battaglia all’ultimo sangue con il resto della creazione, mi ha portato a vedere nella natura molto di più di quanto avrei scoperto altrimenti. Interi cicli ecologici sono il risultato di un’interdipendenza reciproca gloriosamente bella. Una delle interazioni che preferisco è stato lo squisito ciclo globale dell’azoto, mediato da numerosi organismi microscopici interdipendenti che rendono l’esistenza di ogni altra vita non solo possibile, ma una realtà viva, pulsante e abbondante.[3]
Cooperazione e interdipendenza sono davvero i principi che stanno alla base della vita, consentendole di esistere e prosperare. In altre parole, il principio che Eraclito cercava e che governa tutte le cose, in ogni occasione, è in ultima analisi la caratteristica centrale del Creatore stesso: l’amore. Per comprendere questo principio centrale della vita, e quindi la soave bellezza che esiste perché noi la scopriamo, è necessario innanzitutto credere nel Creatore. Anselmo di Canterbury lo ha espresso così: “Non cerco di capire per poter credere, ma piuttosto credo per poter capire”.[4]
Note
[1] Diogene Laerzio, “The Life of Heraclitus II”, Libro IX, pp. 376-382, inC. D. Yonge, trad., The Lives and Opinions of Eminent Philosophers, George Bell and Sons, Londra, 1901, p. 376.
[2] C, R. Darwin, On the Origin of Species (L’origine delle specie), John Murray, Londra, 1859, p. 490.
[3] H. A. Zuill e T. G. Standish, “Irreducible Interdependence: An IC-like Ecological Property Potentially Illustrated by the Nitrogen Cycle”, Origins 60 (2007): 6-40.
[4] “Neque enim quaero intelligere ut credam, sed credo ut intelligam“.
(Timothy G. Standish è uno scienziato senior del Geoscience Research Institute, istituzione della Chiesa avventista mondiale, che studia il rapporto tra scienza attuale e documentazione biblica della creazione)
[Fonte: adventistreview.org / Tradotto da Veronica Addazio]
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La voce Perché le convinzioni contano è stata pubblicata per la prima volta su HopeMedia Italia.