Capitolo 14 - Progressi della Riforma in Gran Bretagna - Parte 02
Con sforzi intensi, accompagnati dalla preghiera, essi cercavano di vincere le tendenze naturali del cuore. Vivevano un’esistenza fatta di rinuncia, di carità, di umiltà e osservavano con rigore e scrupolosità tutto ciò che ritenevano li potesse aiutare a raggiungere quello che ardentemente desideravano: la santità che assicura il favore di Dio. Essi, però, non riuscivano a raggiungere la meta e si impegnavano inutilmente per liberarsi dalla condanna e dalla potenza del peccato. Era una lotta simile a quella di Lutero a Erfurt; era la domanda che aveva tanto torturato l’anima del riformatore tedesco: “…e come sarebbe il mortale giusto davanti a Dio?” Giobbe 9:2.
Il fuoco della verità, che si era quasi del tutto spento sull’altare del protestantesimo, fu ravvivato dalla fiaccola tramandata dai cristiani boemi da una generazione all’altra. Dopo la Riforma, il protestantesimo in Boemia era stato perseguitato dai seguaci di Roma. Tutti coloro che rifiutarono di rinunciare alla verità furono costretti a fuggire. Alcuni, rifugiatisi in Sassonia, serbarono intatta la fede dei padri e attraverso i loro discendenti, i moravi, il messaggio giunse ai Wesley e ai loro collaboratori.
John e Charles Wesley furono consacrati al ministero e inviati in missione in America. A bordo della nave vi era un gruppo di moravi. La traversata fu caratterizzata da violente tempeste e John Wesley, trovatosi a faccia a faccia con la morte, sentì di non avere la certezza della pace con Dio. I moravi, al contrario, dimostravano una serenità e una fiducia nell’Eterno che a lui erano totalmente estranee.
“Io avevo a lungo osservato” egli dice “la grande serietà del loro comportamento e l’umiltà che dimostravano nel rendere umili servizi agli altri passeggeri, che nessun inglese avrebbe acconsentito a compiere e per i quali essi non ricevevano né accettavano nessun compenso. Dicevano che ciò era utile per i loro cuori orgogliosi e che il loro amato Salvatore aveva fatto ben altro per loro. Ogni giorno veniva loro offerta l’occasione di dimostrare la loro gentilezza nonostante le ingiurie. Se urtati, colpiti o addirittura gettati a terra, essi si rialzavano e se ne andavano senza che dalle loro labbra uscisse una sola parola di protesta. Ebbero anche l’occasione di dimostrare che si erano liberati non solo dalla paura, ma anche dall’orgoglio, dall’ira e dalla vendetta.
Durante il canto del salmo che segnava l’inizio della loro funzione religiosa, il mare scatenato squarciò la vela maestra e si abbatté sulla nave coprendola con le onde, tanto che pareva dovesse inghiottirci tutti. Fra gli inglesi si udì un terribile grido d’angoscia, mentre i moravi continuarono a cantare. Più tardi io chiesi a uno di loro: “Eravate spaventati?” Mi rispose: “Grazie a Dio, no”. Domandai: “Ma le vostre donne e i vostri bambini non erano impauriti?” Con la massima semplicità egli mi disse: “No, le nostre donne e i nostri bambini non hanno paura della morte”. Giunti a Savannah, Wesley si trattenne un po’ di tempo con i moravi e rimase profondamente impressionato dal loro comportamento cristiano.
Parlando di una delle loro funzioni religiose, in così stridente contrasto con il gelido formalismo della chiesa inglese, scrisse: “La grande semplicità e la solennità dell’insieme mi fecero dimenticare i 1.700 anni che erano trascorsi e mi parve di trovarmi in una delle assemblee presiedute da Paolo, il fabbricatore di tende o da Pietro, il pescatore, nelle quali c’era la manifestazione dello Spirito e della sua potenza”. Rientrato in Inghilterra Wesley, grazie agli insegnamenti di un predicatore moravo, giunse a una più chiara comprensione della vera fede biblica.
Si convinse che fosse necessario rinunciare alle proprie opere come mezzo di salvezza e confidare pienamente nell’ “Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Durante una riunione della società morava di Londra, venne letta una dichiarazione di Lutero relativa all’opera che lo Spirito di Dio compie nel cuore del credente. “Sentii il mio cuore stranamente caldo” egli riferisce.
“Sentii che dovevo confidare nel Cristo, solo nel Cristo per la mia salvezza ed ebbi la certezza che aveva cancellato i miei peccati e mi aveva salvato dalla legge del peccato e della morte”. Nel corso dei lunghi anni di faticosi sforzi, di umiliazione e di dure rinunce, l’unico obiettivo di Wesley era stato quello di cercare Dio. Ora che lo aveva trovato si rendeva conto che la grazia, cercata mediante digiuni, preghiere, elemosine e sacrifici, era un dono accordato “senza denaro e senza prezzo”.
Nella certezza della fede in Gesù, sentì il desiderio di diffondere ovunque la conoscenza del meraviglioso messaggio del Vangelo della grazia gratuita di Dio. “Io considero il mondo intero come la mia parrocchia” affermava Wesley “nel senso che ovunque mi trovo ritengo mio diritto, oltre che mio dovere, annunciare a quanti sono disposti ad ascoltare, la buona novella della salvezza”. Egli perseverò nella sua vita di severa rinuncia, in cui non vedeva più la condizione, ma la conseguenza della sua fede; non più la radice, ma il frutto della santità. La grazia di Dio in Gesù è il fondamento della speranza del cristiano e questa grazia si manifesta con l’ubbidienza. Wesley consacrò la sua vita alla predicazione delle grandi verità che aveva conosciute: la giustificazione per fede nel sangue di Gesù e la potenza rigeneratrice dello Spirito Santo, il cui frutto è una vita che si conforma a quella di Gesù.
Whitefield e i Wesley erano stati preparati alla loro missione dalla profonda convinzione del proprio stato di peccato. Per poter sopportare le sofferenze, come buoni soldati del Cristo, essi avevano sperimentato il disprezzo, la derisione e la persecuzione sia all’università sia nel ministero. Essi e i loro simpatizzanti furono chiamati con disprezzo, dai compagni di studio non credenti, “metodisti”, nome di cui si fregia oggi una delle maggiori denominazioni religiose dell’Inghilterra e degli Stati Uniti.
Nella loro qualità di membri della Chiesa Anglicana, essi erano molto legati alle sue forme di culto, ma il Signore aveva presentato nella sua Parola un ideale molto più elevato. Lo Spirito Santo li spinse a predicare il Cristo, il Cristo crocifisso e la potenza dell’Altissimo accompagnava la loro opera.
Migliaia di persone furono convinte dal loro stato di peccato e sperimentarono una reale conversione. Ma era necessario che queste pecore fossero protette dai lupi rapaci. Wesley non pensava di fondare una nuova denominazione e si limitò a organizzare i neo convertiti in quella che fu definita la Methodist Connection. Questi predicatori si sarebbero scontrati con un’aspra opposizione, ma Dio, nella sua saggezza infinita, fece in modo che la Riforma iniziasse nella chiesa stessa. Se fosse venuta dall’esterno forse non sarebbe penetrata dov’era più necessaria. Invece, dato che i predicatori erano membri di chiesa che lavoravano con il suo patrocinio e ovunque se ne presentasse l’occasione, la verità poteva giungere anche dove le porte sarebbero forse rimaste chiuse. Alcuni membri del clero furono scossi dal loro torpore morale e divennero zelanti predicatori nelle loro parrocchie. Chiese che sembravano come fossilizzate nel formalismo, risorsero a nuova vita.
Al tempo di Wesley, come del resto in tutte le epoche della storia della chiesa, l’opera fu compiuta da uomini dotati di doni diversi. Non sempre erano d’accordo fra loro su tutti i punti dottrinali, ma erano tutti mossi dallo Spirito di Dio e uniti dal comune obiettivo di condurre gli uomini a Gesù.
Una volta le divergenze fra Whitefield e i Wesley minacciarono di provocare una frattura; ma la mansuetudine imparata alla scuola di Gesù Cristo, unita alla reciproca sopportazione e alla carità fraterna, permise la riconciliazione.
D’altra parte, essi non avevano il tempo di perdersi in dispute mentre ovunque l’errore e l’empietà dilagavano e i peccatori precipitavano nel baratro della perdizione.
I messaggeri del Signore percorrevano un difficile sentiero: uomini dotti e influenti si opponevano a loro con forza. Molti esponenti del clero, dopo un po’ di tempo, cominciarono a manifestare un’aperta ostilità e le porte delle chiese furono chiuse al risveglio e a coloro che lo predicavano.
L’atteggiamento del clero, che li denunciava dall’alto dei pulpiti, valse a suscitare contro di loro oppositori ignoranti e malvagi. Solo grazie a veri e propri miracoli di Dio John Wesley poté sfuggire alla morte. Una volta quando l’ira della folla sembrava precludergli ogni via di scampo, un angelo in forma umana si mise al suo fianco e fece indietreggiare la folla, permettendo al servitore di Dio di fuggire da quel luogo pericoloso.
In una particolare occasione, parlando della liberazione dalla folla furiosa, Wesley disse: “Molti cercarono di farmi precipitare dall’alto di un sentiero sdrucciolevole che conduceva alla città, pensando che una volta che io fossi caduto non mi sarei più potuto rialzare. Io, invece, non caddi, non scivolai e riuscii a sottrarmi alla folla… Molti tentarono di prendermi per il colletto o per gli abiti per farmi cadere, ma non vi riuscirono. Soltanto uno riuscì a stringere saldamente un lembo del mio giubbotto e a strapparlo, mentre l’altro lembo, nella cui tasca c’era del denaro, fu strappato solo a metà… Un uomo robusto che stava dietro a me tentò ripetutamente di colpirmi con un bastone. Se mi avesse raggiunto alla nuca, anche con un solo colpo, per me sarebbe stata la fine. Ogni volta, però, il suo colpo fu deviato e non so davvero perché, dato che io non mi potevo muovere né a destra né a sinistra…
Un altro sopraggiunse, facendosi largo tra la folla e giunto vicino a me levò il8 pugno e lo fece all’improvviso ricadere inerte, sfiorandomi la testa e dicendo: “Che capelli soffici ha!” I primi ad avere il cuore toccato dal messaggio della salvezza furono proprio i peggiori elementi della città, sempre pronti a organizzare tiri mancini… Uno di loro era stato pugile di professione…
Con quanta sollecitudine Dio ci prepara per la sua opera! Due anni fa un pezzo di tegola mi sfiorò le spalle; un anno dopo, una pietra mi colpì fra gli occhi; il mese scorso ho ricevuto un pugno; oggi due: uno prima di giungere in città e uno dopo che ne eravamo usciti; ma non ho subito alcun danno.
Sebbene uno mi abbia colpito in pieno petto con tutta la sua forza e l’altro mi abbia colpito la bocca con tale violenza da farne uscire il sangue, io non ho sentito più dolore di quello che avrei potuto provare se mi avessero colpito con una pagliuzza”. I metodisti di quell’epoca, membri e predicatori, erano oggetto di derisione e di persecuzione sia da parte dei membri della chiesa ufficiale sia da parte di persone apertamente ostili alla religione, aizzate da voci e calunnie nei confronti dei metodisti. Spesso, oggetto di violenza da parte dei persecutori, venivano trascinati davanti ai tribunali dove la giustizia esisteva solo di nome perché di fatto, a quei tempi, era piuttosto rara. La folla andava di casa in casa, sfasciando mobili, oggetti, portando via quello che più le piaceva, maltrattando uomini, donne e fanciulli. Spesso si potevano leggere manifesti nei quali si invitavano quanti desiderassero partecipare alla rottura di finestre e al saccheggio di abitazioni dei metodisti, a trovarsi in un determinato luogo a una certa ora. Queste aperte violazioni delle leggi umane e divine avvenivano senza che nessuno intervenisse per porvi un freno! Una sistematica persecuzione fu organizzata contro un popolo la cui unica colpa consisteva nell’impegnarsi a strappare i peccatori dal sentiero della perdizione e indirizzarli verso quello della santità.
Riferendosi alle accuse che venivano mosse contro di lui e dei suoi seguaci, John Wesley disse: “Alcuni affermano che le dottrine di questi uomini sono false, errate e fanatiche; dicono che sono nuove e che solo di recente se ne è udito parlare; affermano che si tratta di quaccherismo, di fanatismo, di papismo. Ebbene, la falsità di queste affermazioni è stata ripetutamente dimostrata in quanto ogni elemento di questa dottrina rispecchia i princìpi della Sacra Scrittura interpretata dalla nostra chiesa. Quindi poiché la Bibbia presenta la verità è chiaro che l’insegnamento non può essere né falso né errato”.
Altri dicono: “La loro dottrina è troppo rigida; essi rendono troppo angusta la via che mena al cielo”. Questa è, in realtà, la principale obiezione che segretamente sta alla base di migliaia di altre tesi che si presentano sotto le forme più svariate. Chiediamoci, però, se essi effettivamente rendono la via del cielo più stretta di quanto abbiano fatto Gesù e gli apostoli. Domandiamoci se la loro dottrina è più restrittiva di quella della Bibbia. Per avere la risposta è sufficiente prendere in esame alcuni versetti di una chiarezza lampante: “…
Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua e con tutta la mente tua”. Matteo 22:37. “Or io vi dico che d’ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderan conto nel giorno del giudizio”. Matteo 12:36. “Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio”. 1 Corinzi 10:31.
Se la loro dottrina è ancora più restrittiva, essi sono degni di biasimo, ma voi sapete, in coscienza, che non è così. Chi osasse essere meno fedele, fosse pure di uno iota, falsifica la Parola di Dio. L’amministratore dei misteri di Dio può essere ritenuto fedele se cambia qualche elemento di ciò che gli è stato affidato? No, egli non può né eliminare né attenuare nulla ed è moralmente tenuto a dire a tutti gli uomini: “Io non posso adattare la Scrittura ai vostri gusti: siete voi che dovete adattarvi ad essa se non volete perdere la vita eterna!” Questa è anche la base effettiva dell’altra accusa popolare relativa alla “mancanza di carità in questi uomini”. Mancanti di carità? In che cosa? Si rifiutano forse di vestire e nutrire chi ne ha bisogno? “No, non si tratta di questo, perché non sono certo mancanti. Si tratta piuttosto del fatto che essi sono privi di carità nel giudicare: pensano che nessuno possa essere salvato se non fa come loro”. Il declino spirituale verificatosi in Inghilterra già prima di Wesley era in gran parte da attribuirsi all’insegnamento dell’antinomianismo. Molti affermavano che il Cristo avesse abolito la legge morale e quindi i cristiani non fossero più tenuti a osservarla in quanto il credente è “affrancato dalla schiavitù delle opere”. Altri, pur ammettendo la validità della legge, dichiaravano che non fosse necessario esortare il popolo a osservarne i precetti, poiché “coloro che Dio aveva destinato alla salvezza sarebbero stati costretti irresistibilmente a praticare la virtù e la pietà tramite la grazia divina”, mentre coloro che erano condannati alla riprovazione eterna “non avevano la forza di ubbidire alla legge dell’Altissimo”.
Altri, infine, sostenevano che “gli eletti non possono scadere dalla grazia, né perdere il favore divino” e concludevano: “Il male che commettono in realtà non è un vero peccato né deve essere considerato una violazione della legge di Dio; quindi non hanno nessun bisogno di confessare i propri peccati né di rinunciarvi mediante il pentimento”. Ne deducevano che certi peccati, anche quelli “riconosciuti universalmente come flagranti violazioni della legge divina non sono tali agli occhi dell’Eterno”, se commessi da un eletto, “perché una delle caratteristiche essenziali e distintive degli eletti è appunto quella di non poter fare nulla che sia disapprovato da Dio o proibito dalla legge”.
Queste dottrine mostruose sono fondamentalmente le stesse che si ritrovano nell’insegnamento di alcuni teologi moderni i quali negano l’esistenza di una legge divina immutabile come norma di giustizia, affermando che l’indice della moralità è definito dalla società stessa ed è soggetto a costanti variazioni. Tutte queste idee errate derivano dal medesimo spirito: quello di colui che perfino fra gli abitanti del cielo cercò di eliminare giusti limiti imposti dalla legge di Dio.
La dottrina della “predestinazione”, che stabilisce in maniera irrevocabile il carattere degli uomini, aveva indotto molti a rigettare l’autorità della legge divina. Wesley si oppose con decisione agli errori dei dottori antinomianisti e dimostrò che questa dottrina è contraria alle Scritture. “Poiché la grazia di Dio, salutare per tutti gli uomini è apparsa”. Tito 2:11. “Questo è buono e accettevole nel cospetto di Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità. Poiché v’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, il quale diede se stesso qual prezzo di riscatto per tutti…” 1 Timoteo 2:3-6. Lo Spirito di Dio è offerto abbondantemente per dare a ogni uomo la possibilità di conseguire la salvezza. Così Cristo “La vera luce che illumina ogni uomo, era per venire nel mondo”. Giovanni 1:9. Solo chi respinge deliberatamente il dono della vita non giunge alla salvezza.
Ecco quello che diceva Wesley in risposta all’affermazione che alla morte del Cristo i precetti del decalogo erano stati aboliti: “La legge morale, contenuta nei dieci comandamenti e raccomandata dai profeti, non è stata abolita dal Cristo. Lo scopo della sua venuta non era quello di revocarne neppure una minima parte, in quanto si tratta di una legge che non può essere infranta e che è “il fedele testimone che è nei cieli”… Essa esiste fin dalla fondazione del mondo e fu scritta non su tavole di pietra, bensì nei cuori dei figli degli uomini quando essi uscirono dalle mani del Creatore.
Benché le lettere originariamente tracciate dal dito di Dio siano state parzialmente alterate dal peccato, esse non potranno essere completamente cancellate, finché sussisterà in noi la consapevolezza del bene e del male. Ogni parte di questa legge deve rimanere in vigore per l’intera famiglia umana e per sempre. Essa, infatti, non dipende né dal tempo né dallo spazio né dalle circostanze, ma dalla natura stessa di Dio e dell’uomo e dei loro immutabili rapporti reciproci. “Io non sono venuto per abolire, ma per adempiere”…
Senza dubbio, il significato di queste parole (in piena armonia con il loro contesto) è: “Io sono venuto per stabilirla in tutta la sua pienezza nonostante tutti i sofismi umani. Sono venuto per mettere in evidenza ciò che ancora poteva sembrare oscuro; per affermare il vero e pieno valore di ogni sua parte e per mostrare quali siano la lunghezza, la larghezza e l’esatta portata di ogni suo comandamento, oltre che l’altezza, la profondità, la purezza incommensurabile e la spiritualità di tutti i suoi elementi”. Wesley affermò la perfetta armonia esistente fra la legge e il messaggio del Vangelo. Egli diceva: “Fra legge e Vangelo esiste quindi il rapporto più intimo possibile. Da una parte c’è la legge che continuamente prepara la via al Vangelo e ci orienta in quella direzione; dall’altra c’è il Vangelo che incessantemente ci spinge a un più corretto adempimento della legge. La legge, per esempio, ci invita ad amare Dio e il nostro prossimo, a essere gentili, umili e santi. Ci rendiamo conto di non essere in grado di farlo perché, per l’uomo tutto ciò è impossibile, ma Dio ci ha promesso di darci quell’amore e di renderci umili e sensibili. Noi, allora, afferriamo il messaggio di questo Vangelo che annuncia buone novelle e secondo la nostra fede si adempie in noi “la giustizia della legge” mediante la fede che è in Cristo Gesù…
Al primo posto, tra i nemici del Vangelo di Cristo — diceva Wesley bisogna mettere quelli che apertamente ed esplicitamente giudicano la legge, ne parlano male e insegnano agli uomini a infrangere (nel senso di dissolvere, sopprimere, annullare) non uno, minimo o importante che sia, ma tutti i comandamenti… Però, la cosa più sorprendente è che quanti agiscono in questo modo pensano di onorare il Messia, annullando la sua legge e di esaltare la sua opera, demolendo la sua dottrina. Purtroppo essi lo onorano solo come Giuda quando disse: “Salve, Maestro!” e lo baciò. Gesù, con ragione, può dire di ciascuno di loro: “Tradisci tu il Figliuol dell’uomo con un bacio?” Abolire una parte qualsiasi della sua legge con il pretesto di far progredire il Vangelo equivale a tradirlo con un bacio e a parlare del suo sangue purificatore strappandogli la corona. No, non può sottrarsi a questa accusa chi predica la fede ed elimina, direttamente o indirettamente, l’ubbidienza a Dio; chi predica il Cristo in questo modo annulla o sminuisce anche il minimo dei comandamenti dell’Altissimo”. A quanti affermavano che la predicazione del Vangelo prende il posto della legge Wesley rispondeva: “Noi lo neghiamo nel modo più assoluto! Essa, ad esempio, non si sostituisce alla legge, che ha come primo requisito quello di convincere l’uomo di peccato, di scuotere quanti ancora sono addormentati sulla soglia dell’inferno”. L’apostolo Paolo dichiara che “per mezzo della legge si ha la conoscenza del peccato” e “quindi è chiaro che fino a che l’uomo non è convinto di peccato, non proverà il bisogno del sangue espiatorio di Gesù”.
“Non sono i sani che hanno bisogno del medico” fa notare il nostro Signore “ma gli ammalati”. Perciò è assurdo offrire l’opera del medico a chi è sano o crede di esserlo. Prima dovete convincerlo che è malato, altrimenti egli non vi sarà affatto grato dell’interessamento da voi dimostrato nei suoi confronti. È altrettanto assurdo offrire il Cristo a coloro che non hanno ancora il cuore spezzato”. Così, pur predicando il Vangelo della grazia di Dio, Wesley cercava, come il Maestro, di “rendere la sua legge grande e magnifica”.
Con fedeltà egli svolse l’opera affidatagli da Dio conseguendo risultati meravigliosi. Alla fine d ella sua lunga vita, egli visse più di ottant’anni, dopo oltre mezzo secolo di ministero itinerante, gli aderenti al suo movimento, ufficialmente noti, superavano il mezzo milione. Comunque il numero di coloro che nel corso della sua attività evangelistica erano stati strappati dalla rovina, dalla degradazione del peccato e introdotti in una vita più pura e più luminosa e quelli che grazie al suo insegnamento erano pervenuti a un’esperienza più ricca e più profonda, saranno noti solo quando l’intera famiglia dei redenti sarà riunita nel regno di Dio. La vita di Wesley presenta insegnamenti preziosi per ogni cristiano. Auguriamoci che la fede, l’umiltà, lo zelo instancabile, lo spirito di rinuncia e la devozione di questo messaggero di Dio rivivano anche oggi nelle nostre chiese.