Capitolo 15 - La Bibbia e la Rivoluzione francese - Parte 02
Roma, però, non trascurò di alimentare i loro timori. Parlando al reggente di Francia, nel 1525, il papa disse: “Questa mania [il protestantesimo] non solo confonde e distrugge la religione, ma risulta pericolosa anche per principati, leggi, ordini religiosi e classi sociali”. Alcuni anni più tardi, un nunzio pontificio avvertì il re di Francia: “Sire, non si lasci ingannare: i protestanti sconvolgeranno ogni ordine civile e religioso… Il trono corre lo stesso pericolo dell’altare… L’introduzione di una nuova religione dovrà necessariamente produrre un nuovo governo”. I teologi facevano leva sui pregiudizi della gente affermando che la dottrina protestante “porta gli uomini alla follia, deruba i re dell’affetto dei loro sudditi e devasta sia la chiesa sia lo stato”.
Fu così che Roma riuscì a sollevare la Francia contro la Riforma. La spada della persecuzione fu sguainata in Francia, per la prima volta, per sostenere il trono, proteggere la nobiltà e mantenere le leggi”. I capi di governo non si rendevano conto delle conseguenze di questa loro politica. Gli insegnamenti della Bibbia avrebbero inculcato nelle menti e nei cuori del popolo i princìpi di giustizia, di temperanza, di verità, di equità e di benevolenza che stanno alla base della prosperità nazionale. “La giustizia innalza una nazione…” Proverbi 14:34. “…Il trono è reso stabile con la giustizia”. Proverbi 16:12. “Il frutto della giustizia sarà la pace, e l’effetto della giustizia, tranquillità e sicurezza per sempre”. Isaia 32:17. Chi ubbidisce alla legge divina, automaticamente rispetta le leggi del paese e le osserva.
Chi teme Dio onorerà il re nell’esercizio della sua autorità giusta e legittima. Purtroppo, la Francia mise al bando la Bibbia ed esiliò i suoi discepoli.
Secolo dopo secolo molti uomini onesti, coscienziosi, ricchi di forza intellettuale e morale, che avevano il coraggio delle proprie opinioni e la fede che permette di sopportare qualunque cosa per amore della verità, furono incatenati sulle galere, arsi sul rogo, lasciati marcire in orride celle. Altre migliaia trovarono scampo nella fuga e la cosa durò per oltre 250 anni dopo l’inizio della Riforma.
“Non c’è stata forse una sola generazione in Francia, durante questo lungo periodo di tempo, che non abbia visto i discepoli del Vangelo scappare davanti alla violenza dei loro persecutori. Fuggirono portando con sé le arti, i mestieri (in cui eccellevano), l’intelligenza che li caratterizzava, l’ordine a cui erano abituati e andarono ad arricchire i paesi che offrirono loro asilo, a scapito di quello che li aveva messi al bando. Se durante questi tre secoli le abili mani di questi esuli avessero coltivato la loro terra; se i loro talenti fossero serviti a incrementare le industrie; se il loro genio creativo e la loro capacità di analisi avessero arricchito la letteratura e le scienze; se la loro ben nota saggezza avesse guidato i consigli, se la loro equità avesse redatto le leggi; se2 la religione del Vangelo avesse rafforzato la mente e guidato la coscienza del popolo, la Francia avrebbe avuto un avvenire glorioso! Attualmente sarebbe un paese grande, prospero, felice, un vero modello per i popoli! Purtroppo, un cieco e assurdo fanatismo cacciò dalla Francia i maestri della virtù, i veri sostenitori dell’ordine e del trono. Agli uomini, che avrebbero potuto dare alla Francia fama e gloria si diceva: “Potete scegliere: o il rogo o l’esilio!” Il paese conobbe così una rovina totale: non c’erano più coscienze da opprimere, religioni da trascinare sul rogo, patriottismi da mandare in esilio. La conseguenza fu la Rivoluzione con tutti i suoi orrori.
Con la partenza degli ugonotti, la Francia conobbe un declino generale.
Fiorenti città industriali caddero a poco a poco in decadenza; zone fertili finirono per piombare in uno stato di quasi totale abbandono; a un periodo di progresso seguì il marasma intellettuale e il collasso morale. Parigi fu trasformata in una vera e propria “casa di beneficenza”. Si stima, infatti, che all’inizio della Rivoluzione duecentomila poveri venissero mantenuti con i sussidi della casa reale. Solo i gesuiti prosperavano in questa nazione, ormai in preda alla crisi, e dominavano con vera tirannia nelle scuole, nelle chiese, nelle prigioni e nelle galere”. Il Vangelo avrebbe dato alla Francia la soluzione di quei problemi di ordine sociale e politico che mettevano a dura prova il clero, il re, i legislatori e avrebbero finito per portare il paese all’anarchia e alla rovina. Sotto il dominio della chiesa di Roma, il popolo aveva dimenticato l’altruismo e l’amor fraterno. Il ricco non veniva rimproverato per l’oppressione del povero e il povero era totalmente abbandonato alla servitù e alla degradazione. In tal modo l’egoismo dei ricchi e dei potenti andò gradatamente aumentando fino a diventare addirittura oppressivo. Per secoli l’avidità e la dissipazione dei nobili si erano concretizzate in sistematiche estorsioni dei contadini. Le conseguenze erano evidenti: i poveri odiavano i ricchi ed essi sfruttavano i poveri.
In molte province le terre appartenevano ai nobili e le classi lavoratrici erano semplici coloni, in balia dei loro padroni, costretti a sottomettersi alle loro spropositate richieste. La responsabilità del mantenimento dello stato e della chiesa ricadeva sulle classi medie e inferiori le quali erano oggetto di imposte da parte delle autorità civili e religiose. “Il beneplacito dei nobili era considerato legge suprema; se gli agricoltori morivano di fame, in fondo nessuno se ne curava… Agli interessi dei proprietari veniva accordata la priorità assoluta, per cui ogni altra considerazione passava in secondo piano. La vita degli agricoltori era fatta di incessante lavoro e di immutabile povertà.
Le loro rimostranze venivano accolte con insolente sarcasmo. Perfino le corti di giustizia davano invariabilmente ragione ai nobili, in quanto gli stessi giudici si lasciavano corrompere e assecondavano i capricci degli aristocratici in virtù di questo sistema di corruzione generale… Del denaro strappato al popolo mediante le imposte, solo una parte affluiva nelle casse reali o vescovili; il resto veniva sprecato. Coloro che riducevano alla miseria i loro simili erano esenti da tasse e per legge o per consuetudine avevano accesso a tutte le cariche dello stato. Le classi privilegiate contavano circa centocinquantamila membri e per provvedere alla loro prodigalità, milioni di persone erano condannate a una vita di stenti che sembrava non dovesse conoscere nessuna via di uscita”. La corte viveva nel lusso e nella dissipazione. La sfiducia esistente nel popolo nei confronti dei governanti faceva in modo che ogni provvedimento del governo fosse accolto con diffidenza. Per comprendere meglio è necessario ricordare che prima della Rivoluzione, per oltre mezzo secolo, il trono era stato occupato da Luigi XV, noto per la sua debolezza, la sua frivolezza e la sua sensualità. Con un’aristocrazia depravata e crudele, con una popolazione ignorante e ridotta alla miseria, lo stato si trovava in serie difficoltà economiche. I sudditi erano esasperati e non era necessario essere profeti per prevedere una catastrofe a breve scadenza. Agli avvertimenti dei consiglieri, il re rispondeva: “Cercate di fare in modo che le cose vadano avanti finché io vivo: dopo la mia morte sarà quel che sarà”. Invano si cercava di mettere in risalto la necessità di una riforma: egli si rendeva conto dei problemi che affliggevano la nazione, però gli mancavano le forze e il coraggio di porvi rimedio. La famosa frase del sovrano: “Dopo di me il diluvio!”, definiva molto bene il futuro che attendeva la Francia.
Sfruttando la gelosia dei re e delle classi dirigenti, Roma aveva indotto gli uni e le altre a tenere il popolo in uno stato di servitù, sapendo che in tal modo lo stato si sarebbe indebolito. Tutto questo, essa pensava, avrebbe contribuito a rafforzare ancora di più la sua autorità sulle nazioni. Con una politica lungimirante, Roma sapeva che per poter soggiogare i popoli bisogna incatenare le anime e il mezzo più efficace è privarli della libertà. La degradazione morale, derivante da tale politica, era mille volte più terribile delle sofferenze fisiche che provocava. Privati della Bibbia, vittime di un insegnamento che era un miscuglio di bigottismo e fanatismo, il popolo viveva nell’ignoranza e nella superstizione, in preda al vizio e incapace di autogovernarsi.
Le conseguenze però furono diverse da quelle previste da Roma. Ben presto apparve evidente che le masse, anziché rimanere ciecamente sottomesse ai dogmi della chiesa, diventavano sempre più incredule e rivoluzionarie. Il cattolicesimo romano era considerato clericalismo e il clero, a sua volta, un mezzo per incentivare l’oppressione e un alleato degli oppressori. L’unico dio e la sola religione conosciuti erano il dio e l’insegnamento di Roma, la cui avarizia e ingordigia erano ritenuti i frutti legittimi del Vangelo e finivano quindi con l’essere rifiutati da tutti.
La chiesa di Roma aveva snaturato il carattere di Dio e travisato le sue esigenze, tanto che gli uomini avevano finito con il rigettare la Bibbia e il suo Autore. Essa esigeva una fede cieca nei suoi dogmi, con la pretesa che essi fossero in armonia con le Scritture. Per reazione, Voltaire e i suoi collaboratori avevano rigettato la Parola di Dio e diffondevano ovunque il seme dell’incredulità. Roma aveva schiacciato il popolo sotto il suo tallone di ferro e ora le masse, degradate e abbrutite, assetate di libertà, rifiutavano ogni freno. Furenti per avere tanto a lungo reso omaggio a un vero e proprio inganno, non volevano più saperne né della verità né della falsità.
Scambiando la licenziosità per libertà, schiavi del vizio, esultavano della loro presunta indipendenza.
All’inizio della Rivoluzione, per concessione reale il popolo aveva ottenuto, agli Stati generali, una rappresentanza numericamente superiore a quella del clero e della nobiltà insieme. In tal modo, il piatto della bilancia del potere aveva finito per pendere dalla sua parte. Il popolo, però, non era preparato a farne un uso saggio e moderato. Desiderando vendicarsi dei torti subìti, decise di intraprendere la ricostruzione della società. Questo popolo, inasprito dall’amaro ricordo delle ingiustizie subite, decise di cancellare quella misera realtà che si era progressivamente affermata e di vendicarsi di coloro che erano stati considerati responsabili delle sofferenze subite. In tal modo gli oppressi, applicando le lezioni apprese sotto la tirannia, divennero a loro volta gli oppressori di coloro che li avevano precedentemente soggiogati.
La Francia raccolse nel sangue ciò che aveva seminato e le conseguenze della sua sottomissione al giogo romano furono terribili. Proprio là, dove a causa dell’influsso di Roma, era stato acceso il primo rogo all’inizio della Riforma, la Rivoluzione vi innalzò la prima ghigliottina. Sullo stesso luogo in cui nel XVI secolo erano stati arsi i primi martiri della fede protestante, si ebbero le prime vittime ghigliottinate del XVIII secolo. Nel rifiutare il Vangelo, che avrebbe assicurato la sua salvezza, la Francia aveva aperto la porta all’incredulità e alla rovina. Dopo aver disprezzato la legge di Dio, ci si rese conto che le leggi umane non potevano tenere a freno l’ondata delle passioni popolari e la nazione precipitò nella ribellione e nell’anarchia. La guerra alla Bibbia inaugurò un’era che il mondo tuttora ricorda con il nome di regno del Terrore. Nelle famiglie, ma anche negli animi, non regnava più la pace e la felicità; nessuno si sentiva al sicuro, perché il trionfatore di oggi poteva essere domani sospettato e condannato a morte. La violenza e la lussuria dominavano incontrastate.
Il re, il clero e la nobiltà furono costretti a subire le atrocità di un popolo impazzito. La decapitazione del re servì solo a stimolare ancor più la sete di vendetta dei francesi e così coloro che ne avevano decretata la morte furono anch’essi ghigliottinati. Una spaventosa carneficina eliminò tutti coloro che erano sospettati di ostilità nei confronti della Rivoluzione. Le prigioni erano affollate, tanto che in un certo momento i carcerati furono più di duecentomila. Le città del regno erano teatro di scene orribili. I vari partiti rivoluzionari si combattevano fra loro e la Francia finì per diventare un immenso campo di battaglia fra masse in continua lotta, sospinte dal furore delle loro violente passioni. “A Parigi i tumulti si susseguivano e i cittadini erano suddivisi in tante fazioni che sembravano avere come unico scopo quello di annientarsi a vicenda”. Al culmine di questa situazione angosciosa, il paese fu coinvolto in una lunga e disastrosa guerra contro le grandi potenze europee. “La nazione era sull’orlo del fallimento. Gli eserciti reclamavano la loro paga arretrata; i parigini erano ridotti alla fame e le province devastate da bande di briganti. Sembrava che la civiltà dovesse estinguersi, vittima dell’anarchia e della depravazione”.
Il popolo aveva assimilato fin troppo bene le lezioni di crudeltà e di tortura che Roma aveva impartito con tanta diligenza; ora, che era giunto il giorno della retribuzione, non erano più i discepoli del Cristo a essere gettati in prigione o trascinati sul patibolo, in quanto ormai da tempo erano morti e se n’erano andati in esilio, ma toccava a Roma subire la terribile violenza di coloro che aveva addestrato al crimine. “L’esempio di persecuzione offerto dal clero francese, per tanti secoli, si ritorceva su di esso con inaudito rigore: i patiboli erano arrossati dal sangue dei preti. Le galere e le carceri, un tempo gremite di ugonotti, erano ora piene dei loro persecutori. Incatenati al banco, affaticandosi sui remi, i membri del clero romano sperimentavano tutta la severità delle pene che un tempo essi avevano inflitte ai buoni eretici”. “Vennero poi i giorni in cui il più barbaro dei tribunali applicò il più barbaro dei codici; i giorni in cui nessuno poteva salutare il proprio vicino o pronunciare le proprie preghiere… senza correre il rischio di essere accusato di delitto capitale; i giorni in cui le spie erano sempre in agguato a ogni angolo, mentre la ghigliottina era all’opera fin dal mattino; i giorni in cui le fogne di Parigi vomitavano fiumi di sangue nella Senna…
Mentre quotidianamente i carri carichi di vittime percorrevano le vie di Parigi, i proconsoli mandati dal Comitato di Salute Pubblica nei vari dipartimenti dimostravano una crudeltà mai sperimentata nemmeno nella capitale. La lama della ghigliottina saliva e scendeva troppo lentamente per completare la sua opera di sterminio; lunghe file di prigionieri, quindi, venivano falciati dalla mitraglia, mentre per gli annegamenti in massa si ricorreva a imbarcazioni con il fondo forato. Lione diventò un deserto; ad Arras fu negata ai prigionieri perfino la misericordia di una morte rapida. Lungo la Loira, da Saumur al mare, folti gruppi di corvi e di avvoltoi si cibavano di cadaveri nudi, orrendamente confusi in spasmodici abbracci. Non esisteva misericordia né per il sesso né per l’età. Ragazzi e ragazze al di sotto dei6 diciassette anni furono immolati a centinaia. I giacobini si lanciavano l’uno all’altro, con la punta aguzza delle loro picche, i neonati strappati al seno materno”. Nella spazio di dieci anni, intere folle perirono di morte violenta.
Tutto questo rientrava nel piano di Satana e negli scopi da lui perseguiti nel corso dei secoli. La sua politica si basa sull’inganno e il suo obiettivo è opprimere il genere umano sotto il peso della sofferenza; deformare e contaminare l’opera di Dio, contrastare il piano divino caratterizzato dalla bontà e dall’amore. Con le sue arti seduttrici, egli riesce a confondere le menti degli uomini e a provocare il risentimento nei confronti di Dio, che viene ritenuto responsabile di quello che accade, come se ciò fosse il risultato naturale del piano creativo dell’Altissimo. Quando poi coloro che sono stati avviliti e abbrutiti dal suo potere crudele conquistano la libertà, egli li spinge a commettere eccessi e atrocità che i tiranni e gli oppressori definiscono conseguenza della libertà.
Quando l’errore è svelato sotto una qualsiasi delle sue forme, Satana ricorre ad altri inganni, affinché le folle lo accettino con lo stesso favore di prima. Vedendo che la chiesa di Roma era stata smascherata e quindi, non poteva più indurre il mondo a trasgredire le leggi divine, Satana fece credere che la religione fosse un inganno e la Bibbia una favola. Le masse, allora, rigettarono le leggi divine e si abbandonarono a una malvagità sfrenata.
L’errore fatale che attirò sulla Francia tante calamità derivò dall’ignoranza di questa grande verità: la vera libertà si trova nell’ubbidienza alla legge di Dio. “Oh fossi tu pur attento ai miei comandamenti! La tua pace sarebbe come un fiume, e la tua giustizia, come le onde del mare… Non v’è pace per gli empi, dice l’Eterno”. Isaia 48:18, 22. “…ma chi m’ascolta se ne starà al sicuro, sarà tranquillo, senza paura d’alcun male”. Proverbi 1:33.
Gli atei, gli increduli e gli apostati respingono e contrastano la legge di Dio, ma i risultati dimostrano che il benessere umano dipende dall’ubbidienza agli statuti divini. Coloro che non leggono le lezioni insegnate nella Parola di Dio le leggeranno, poi, nella storia dell’umanità.
Quando Satana si serviva della chiesa di Roma per distogliere gli uomini dall’ubbidienza a Dio, agiva nell’ombra affinché la sua opera nascosta, la degradazione e la miseria morale non fossero riconosciute come frutto della trasgressione. La sua potenza, però, era ostacolata dallo Spirito di Dio e così egli non riuscì a realizzare i suoi propositi. La gente non seppe risalire dagli effetti alla causa e quindi non riuscì a scoprire quale fosse la fonte dei suoi mali. Alla Rivoluzione, invece, la legge di Dio venne apertamente posta al bando dall’Assemblea nazionale e durante il regno del Terrore ognuno poté stabilire il rapporto che intercorreva tra la causa e gli effetti.
Quando la Francia rigettò Dio pubblicamente e mise al bando la Bibbia, gli empi esultarono perché avevano raggiunto il loro scopo: un regno senza le restrizioni della legge divina. “Siccome la sentenza contro una mala azione non si eseguisce prontamente, il cuore dei figliuoli degli uomini è pieno della voglia di fare il male”. Ecclesiaste 8:11. La trasgressione di una legge giusta non può che provocare disordini e rovina e il castigo, anche se non segue immediatamente la trasgressione, è certo. Secoli di apostasia e di crimini avevano accumulato “un tesoro d’ira per il giorno della retribuzione” e quando la malvagità giunse al colmo, gli schernitori di Dio si accorsero, troppo tardi, che era pericoloso mettere a dura prova la pazienza dell’Eterno. Gli effetti della potenza dello Spirito di Dio, che arginava l’azione crudele di Satana, furono parzialmente sospesi e così, colui che si compiace delle sventure degli uomini, ebbe la possibilità di intervenire a suo piacimento. Chi aveva scelto la ribellione ne raccolse il frutto e nel paese si verificarono delitti troppo orribili per poterli descrivere. Dalle province devastate e dalle città in rovina saliva un grido disperato. La Francia fu scossa come da un terremoto. Religione, legge, ordine sociale, famiglia, stato, chiesa: tutto fu distrutto da colui che si era schierato contro le leggi dell’Onnipotente. Giustamente l’autore dei Proverbi aveva detto: “…l’empio cade per la sua empietà”. “Quantunque il peccatore faccia cento volte il male e pur prolunghi i suoi giorni, pure io so che il bene è per quelli che temono Dio, che provan timore nel suo cospetto”. Proverbi 11:5. “Il bene non sarà per l’empio”. Ecclesiaste 8:12.
“Poiché hanno odiato la scienza e non hanno scelto il timor dell’Eterno… si pasceranno del frutto della loro condotta, e saranno saziati dei loro propri consigli”. Proverbi 1:29, 31.
Sebbene ridotti al silenzio, dal potere blasfemo che “sale dall’abisso”, i testimoni di Dio non dovevano rimanere a lungo silenziosi. “E in capo ai tre giorni e mezzo, uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro, ed essi si drizzarono in piè e grande spavento cadde su quelli che li videro”. Apocalisse 11:11. Nel 1793, l’assemblea francese emanò un decreto che aboliva la religione cristiana e metteva al bando la Bibbia. Tre anni e mezzo più tardi, una delibera della stessa assemblea nazionale annullò tale decreto, dichiarando che le Sacre Scritture erano tollerate. Il mondo, terrorizzato dagli effetti del rifiuto della Parola di Dio, riconosceva la necessità della fede in Dio e nella sua Parola come fondamento della virtù e della moralità. Sta scritto: “Chi hai tu insultato e oltraggiato? Contro chi hai tu alzata la voce e levati in alto gli occhi tuoi? Contro il Santo d’Israele”. Isaia 37:23. “Perciò, ecco… questa volta farò loro conoscere la mia mano e la mia potenza; e sapranno che il mio nome è l’Eterno”. Geremia 16:21.
Riguardo ai due testimoni, il profeta aggiunge: “Ed essi udirono una gran voce dal cielo che diceva loro: Salite qua. Ed essi salirono al cielo nella nuvola, e i loro nemici li videro”. Apocalisse 11:12. Da quando la Francia ha fatto guerra ai due testimoni di Dio, essi sono stati onorati più di prima. Nel8 1804 nacque la Società Biblica Britannica e Forestiera, seguita poi da altre organizzazioni simili in tutta l’Europa. Nel 1816 fu fondata la Società Biblica Americana. Quando venne organizzata la Società Biblica Britannica, le Sacre Scritture erano stampate solo in cinquanta lingue; oggi possono essere lette in centinaia e centinaia di lingue e dialetti. Nel corso dei cinquant’anni che precedettero il 1792, non ci si era occupati delle missioni estere. Non era stata fondata nessuna nuova organizzazione e poche chiese si impegnavano per la diffusione del cristianesimo in terra pagana. Verso la fine del XVIII secolo si verificò un notevole cambiamento. Gli uomini, non soddisfatti del razionalismo, si rendevano conto della necessità di una rivelazione divina e di una religione. Da allora l’opera delle missioni si sviluppò a un ritmo senza precedenti. I progressi effettuati nel campo della stampa diedero un nuovo impulso alla diffusione della Bibbia. Le nuove facilitazioni nelle comunicazioni fra i vari paesi, la scomparsa delle vecchie barriere di pregiudizi e di esclusivismo nazionalistico, la caduta del potere temporale dei pontefici romani spalancarono le porte alla Parola di Dio. Sono anni ormai che la Bibbia viene venduta senza alcuna restrizione per le vie di Roma ed è sempre più diffusa nei vari paesi del mondo.
Lo scettico Voltaire una volta disse, con baldanzosa presunzione: “Sono stanco di sentire che dodici uomini hanno stabilito la religione cristiana.
Dimostrerò che un solo uomo è sufficiente per abbatterla” . Voltaire è morto da circa due secoli [morì nel 1778] e da allora milioni di uomini hanno fatto, come lui, guerra alla Bibbia. Tutti i loro tentativi sono risultati vani. Se al tempo di Voltaire si contavano forse cento copie della Bibbia, oggi ce ne sono diecimila; ma che dico? Centomila! Ecco le parole di un riformatore: “La Bibbia è un’incudine che ha consumato molti martelli!” Il Signore afferma: “Nessun’arma fabbricata contro di te riuscirà; e ogni lingua che sorgerà in giudizio contro di te, tu la condannerai…” Isaia 54:17.
“…La parola del nostro Dio sussiste in eterno”. Isaia 40:8. “Le opere delle sue mani sono verità e giustizia; tutti i suoi precetti sono fermi, stabili in sempiterno, fatti con verità e con dirittura”. Salmi 111:7, 8. Tutto ciò che si fonda sull’autorità dell’uomo sarà annullato, mentre la roccia dell’immutabile Parola di Dio sussisterà eternamente.