Capitolo 18 - Un riformatore americano - Parte 03
Apparve, così, l’ultimo segno della sua venuta che Gesù aveva annunciato ai discepoli: “…quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio alle porte”. Matteo 24:33. Dopo tanti segni, Giovanni vide i cieli ripiegarsi come un rotolo che si avvolge, mentre la terra tremava, le montagne e le isole venivano rimosse dal loro luogo e gli empi, terrorizzati, cercavano di sottrarsi alla presenza del Figlio dell’uomo. Cfr. Apocalisse 6:12-17.
Molti, nel contemplare la caduta delle stelle, videro in questo fenomeno un annuncio del giudizio “un simbolo pauroso, un precursore sicuro, un segno misericordioso di quel giorno grande e spaventoso”. In tal modo l’attenzione popolare venne richiamata sull’adempimento della profezia e molti prestarono ascolto all’annuncio del secondo avvento.
Nel 1840 un altro importante adempimento profetico suscitò un vivo e vasto interesse. Due anni prima, Giosia Litch, uno dei pastori più in vista fra i predicatori del secondo avvento, aveva pubblicato un articolo nel quale spiegava l’Apocalisse (cap. 9), in cui è predetta la caduta dell’impero ottomano.
Secondo i suoi calcoli questa potenza sarebbe stata sopraffatta nel 1840 e precisamente nel mese di agosto. Alcuni giorni prima che ciò si adempisse egli scrisse: “Ammettendo che il primo periodo, quello di 150 anni, si sia adempiuto esattamente prima dell’ascesa al trono di Dragasio, munito dell’autorizzazione dei turchi e che i 391 anni e quindici giorni siano cominciati alla fine di questo primo periodo (27 luglio 1449, ndt), ne risulta che essi finirebbero l’ 11 agosto del 1840, data in cui ci si può aspettare la caduta della potenza ottomana a Costantinopoli. E penso che sarà proprio così”. Al momento indicato la Turchia, tramite i suoi ambasciatori, accettò la protezione delle potenze alleate europee e si pose automaticamente sotto il controllo delle nazioni cristiane. L’evento fu l’adempimento letterale della predizione. 17Quando la notizia si diffuse, moltissimi si convinsero dell’esattezza dei princìpi di interpretazione profetica adottati da Miller e dai suoi collaboratori e ne scaturì un nuovo e potente impulso per il movimento avventista. Uomini colti e influenti si unirono a Miller per predicare e pubblicare il frutto delle sue ricerche e così fra il 1840 e il 1844 l’opera andò estendendosi rapidamente.
William Miller era dotato di ottime facoltà, disciplinate dallo studio e dalla riflessione. Ad esse egli aggiunse la sapienza nelle cose spirituali grazie alla sua comunione con la Fonte della saggezza. Uomo di grandi virtù morali, riusciva a imporre il rispetto e a conquistarsi la stima ovunque venivano apprezzate l’integrità e l’eccellenza morale del suo carattere. Unendo la gentilezza spontanea con l’umiltà cristiana e la forza dell’autocontrollo, sapeva essere premuroso e affabile con tutti, pronto ad ascoltare le opinioni altrui e a prendere in considerazione le loro argomentazioni. Senza passione o eccitazione, esaminava ogni teoria o dottrina alla luce della Parola di Dio e il suo ragionamento equilibrato, unito alla profonda conoscenza delle Sacre Scritture, gli permetteva di confutare l’errore e di smascherare la falsità.
La sua opera, però, incontrò forti opposizioni e come era accaduto ai primi riformatori, si rese conto che le verità da lui predicate non erano accolte favorevolmente dai pastori delle varie confessioni religiose. Essi, non potendo sostenere i propri punti di vista con l’ausilio della Bibbia ricorrevano alle opinioni e alle dottrine degli uomini, oppure alla “tradizione dei padri”. I predicatori dell’avvento, invece, accettavano solo la Parola di Dio come testimonianza della verità. “La Bibbia e solo la Bibbia” era la loro parola d’ordine. Gli avversari di Miller, quando si trovavano a corto di argomenti, non esitavano a ricorrere all’ironia e allo scherno. Non furono risparmiati né tempo né denaro per cercare di mettere in cattiva luce coloro la cui unica colpa consisteva nel pensare con gioia al ritorno del Signore, nell’impegnarsi a vivere una vita santa e nell’esortare gli altri a prepararsi per la gloriosa apparizione del Signore.
I tentativi fatti, nell’intento di distogliere la mente del popolo dalla dottrina del secondo avvento, furono particolarmente intensi. Lo studio delle profezie relative all’avvento di Cristo e alla fine del mondo, veniva considerato un peccato, come qualcosa di cui gli uomini si sarebbero dovuti vergognare.
Con questo sistema i pastori delle chiese più popolari cercavano di minare la fede nella Parola di Dio. Ne risultò che il loro insegnamento creò degli atei e spinse molti a cercare di soddisfare a tutti i costi le loro passioni. Purtroppo, gli avventisti furono considerati responsabili di queste conseguenze.
Sebbene Miller richiamasse alle sue riunioni un folto pubblico, intelligente e attento, solo raramente il suo nome era citato dalla stampa religiosa e quasi sempre per metterlo in ridicolo. Incoraggiati dalla posizione assunta dai capi religiosi, gli indifferenti e gli increduli ricorrevano a espressioni meschine, blasfeme e volgari, il cui scopo era quello di screditare Miller e la sua opera.
Quest’uomo dai capelli ormai grigi, che aveva lasciato una casa accogliente per viaggiare a proprie spese di città in città e di villaggio in villaggio, lavorando senza tregua per dare al mondo il solenne avvertimento dell’imminenza del giudizio, fu accusato di fanatismo, di menzogna e di impostura.
Il ridicolo, la falsità e il disprezzo espressi nei confronti di Miller provocarono una forte protesta da parte della stampa laica. “Trattare con leggerezza e con termini così irriguardosi un argomento di tale solennità e gravi6 conseguenze” dicevano i benpensanti “non significa solo schernire i sentimenti dei sostenitori delle dottrine predicate ma addirittura deridere il giorno del giudizio, beffarsi di Dio stesso e minimizzare le pene del suo tribunale”. L’istigatore di ogni male cercava non solo di rendere inutili gli effetti del messaggio avventista, ma addirittura di eliminare lo stesso messaggero. Miller indirizzava le verità bibliche ai cuori dei suoi ascoltatori, rimproverando i loro peccati e turbandone la pace. Le sue parole chiare e penetranti suscitavano la loro collera. L’opposizione manifestata dai membri di chiesa nei confronti del suo messaggio incoraggiò alcuni esponenti delle classi sociali più basse a oltrepassare ogni limite: decisero di ucciderlo mentre usciva da una riunione.
Però gli angeli vegliavano su di lui e uno di loro, in forma umana, lo prese per un braccio e lo salvò, sottraendolo alla folla inferocita. La sua opera non era ancora finita e perciò Satana e i suoi seguaci furono delusi.
Nonostante l’opposizione, l’interesse per il secondo avvento aumentava.
Gli uditori non si contavano più a decine o a centinaia, ma a migliaia. Le chiese avevano registrato un forte incremento nel numero dei membri, ma dopo un po’ cominciarono a manifestare uno spirito di intolleranza verso questi convertiti e finirono per prendere misure disciplinari contro quanti avevano accettato le idee di Miller.
Questo lo indusse a scrivere ai cristiani di tutte le denominazioni: se le sue dottrine erano false, essi avrebbero dovuto mostrargli l’errore mediante le Scritture.
“Che cosa crediamo” egli diceva “che non sia stato attinto direttamente dalla Parola di Dio, che voi stessi riconoscete come regola, come unica regola di fede e di condotta? Che cosa facciamo che meriti una condanna così violenta da parte della chiesa e della stampa e che vi spinga a espellerci dalle vostre comunità? Se noi siamo nell’errore, fateci vedere in che cosa consiste il nostro sbaglio. Mostrateci con la Parola di Dio che stiamo sbagliando. Ci avete già messi abbastanza in ridicolo; ma questo non è sufficiente per convincerci che stiamo percorrendo una via errata: solo la Parola di Dio può farci cambiare idea. Noi siamo giunti a queste conclusioni deliberatamente e con molte preghiere, basandoci sulle Sacre Scritture”. Nel corso dei secoli gli avvertimenti dati da Dio al mondo, tramite i suoi messaggeri, sono stati accolti con altrettanta incredulità. Quando la malvagità degli antidiluviani indusse Dio a sommergere la terra con l’acqua egli provvide ad avvertirli del suo proposito affinché essi avessero l’opportunità di rinunciare alle loro intenzioni malvage. Per 120 anni echeggiò alle loro orecchie l’avvertimento che li invitava a pentirsi prima che si manifestasse l’ira divina. Purtroppo il messaggio fu considerato una favola e non venne accettato. Radicati nella loro malvagità, essi si beffavano del messaggero di Dio, lo schernivano e lo accusavano di presunzione. Come si permetteva un solo uomo di mettersi contro tutti i grandi uomini della terra? Se il messaggio di Noè era vero, perché il mondo non se ne rendeva conto e non lo accettava? Che follia: l’affermazione di un solo uomo contro la sapienza di migliaia di altri uomini! Gli antidiluviani non prestarono ascolto agli avvertimenti di Noè e si guardarono bene dal rifugiarsi nell’arca.
Gli schernitori si richiamavano alle testimonianze della natura: all’inalterabile successione delle stagioni, all’azzurro del cielo, da cui non era mai caduta neppure una sola goccia d’acqua, ai campi verdeggianti rinfrescati dalla rugiada notturna. Essi commentavano: “Egli parla in parabole!” Con disprezzo consideravano quel predicatore di giustizia un povero esaltato e proseguivano con convinzione nella via del male e del piacere. Ma la loro incredulità non poté impedire che si avverasse l’evento predetto, perché sebbene Dio avesse sopportato a lungo la loro malvagità e avesse offerto loro numerose possibilità per ravvedersi, al momento stabilito lasciò che i suoi giudizi si abbattessero su quanti avevano respinto la sua misericordia.
Il Cristo dichiarò che un’analoga incredulità esisterà al tempo del suo secondo avvento. Come i contemporanei di Noè “…di nulla si avvide la gente, finché venne il diluvio che li portò via tutti quanti, così” afferma il Salvatore “avverrà alla venuta del Figliuol dell’uomo”. Matteo 24:39. Quando il cosiddetto popolo di Dio si unisce al mondo e vive, seguendone i piaceri proibiti; quando il fasto del mondo diventa il fasto della chiesa; quando le campane nuziali suonano e tutti pensano ai lunghi anni di prosperità temporale che vi saranno ancora, allora, improvvisamente come un lampo che squarcia i cieli, verrà la fine delle loro inutili visioni e delle loro deludenti speranze.
Come Dio inviò il suo messaggero ad avvertire il mondo del diluvio imminente, così inviò dei messaggeri per rendere nota l’imminenza del giudizio finale. Come i contemporanei di Noè risero delle predizioni del predicatore di giustizia e se ne fecero beffe, così ai tempi di Miller molti, perfino fra coloro che si dicevano popolo di Dio, ridevano dei suoi avvertimenti.
Perché la chiesa era tanto contraria alla dottrina del secondo avvento? Mentre per i malvagi l’avvento del Signore provoca sgomento e desolazione, per i giusti era sinonimo di gioia e di speranza. Questa verità meravigliosa aveva consolato i fedeli di Dio nel corso dei secoli. Perché, allora, era diventata, come il suo Autore, “un sasso di inciampo e una pietra di scandalo” per chi si dichiarava suo popolo? Il Signore stesso aveva promesso ai discepoli: “…e quando sarò andato e v’avrò preparato un luogo, tornerò, e v’accoglierò presso di me”. Giovanni 14:3. Il Salvatore, prevedendo la solitudine e il dolore dei discepoli, aveva incaricato gli angeli di consolarli con la certezza del suo ritorno. Infatti, mentre contemplavano smarriti il cielo che rapiva il caro Maestro, la loro attenzione fu richiamata con queste parole: “Uomini Galilei, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù che è stato tolto8 da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo”. Atti 1:11. Questo messaggio dell’angelo ravvivò le loro speranze tanto che essi “…tornarono a Gerusalemme con grande allegrezza; ed erano del continuo nel tempio, benedicendo Iddio”. Luca 24:52, 53. Non si rallegravano perché Gesù era tornato in cielo e quindi, si trovavano soli a dover lottare contro le prove e le tentazioni del mondo, ma perché gli angeli avevano dato loro la certezza del suo ritorno.
La proclamazione dell’avvento di Cristo dovrebbe essere anche oggi, come quando venne annunciata dagli angeli ai pastori di Betlemme, una fonte di gioia. Quanti realmente amano il Salvatore non possono fare a meno di accogliere con entusiasmo l’annuncio, basato sulla Parola di Dio, che colui che ci assicura la vita eterna sta per ritornare. Sta per ritornare, ma non per essere oggetto di insulti, di disprezzo e di rifiuto come accadde in occasione del suo primo avvento, bensì per manifestarsi con potenza e gloria e riscattare il suo popolo. Quelli che non amano il Salvatore, non desiderano la sua venuta.
L’irritazione e l’animosità suscitate nelle chiese da questo messaggio divino sono la prova più evidente che si erano allontanate da Dio.
Coloro che accettarono la dottrina dell’avvento sentirono il desiderio di pentirsi e di umiliarsi davanti a Dio. Molti erano rimasti a lungo esitanti fra il Cristo e il mondo, ma ora si rendevano conto che era giunto il momento di decidersi. “L’eternità assumeva agli occhi loro una nuova realtà. Il cielo si era avvicinato ed essi si sentivano colpevoli nei confronti di Dio”. I cristiani sentivano nascere in loro una nuova vita spirituale; si rendevano conto di aver poco tempo a disposizione e della necessità di avvertire rapidamente coloro che li circondavano. La terra sembrava sfuggire, mentre l’eternità si schiudeva davanti a loro. Tutto ciò che si riferiva alla loro eterna felicità eclissava ai loro occhi le realtà temporali. Lo Spirito di Dio era in loro, assicurando potenza ai loro vibranti appelli affinché i fratelli, e perfino i peccatori, si preparassero per il giorno di Dio.
La silenziosa testimonianza della loro vita di tutti i giorni rappresentava un costante rimprovero al formalismo dei membri di chiesa i quali, purtroppo, non volevano essere disturbati nella loro ricerca del piacere, nei loro sforzi per accumulare denaro e nella loro ambizione di onori terreni. Nascerà così l’opposizione nei confronti della fede avventista e di chi la professava.
Considerando che le argomentazioni relative i periodi profetici risultavano inconfutabili, gli oppositori si sforzavano di scoraggiare lo studio di questi soggetti asserendo che le profezie erano “suggellate”.
In tal modo i protestanti seguivano l’esempio dei cattolici: mentre la chiesa di Roma toglieva la Bibbia al popolo,21 le chiese protestanti pretendevano che una parte importante della Parola di Dio — e precisamente quella che insegna le verità relative al nostro tempo — non potesse essere compresa.
Pastori e membri dicevano che le profezie di Daniele e dell’Apocalisse erano misteri incomprensibili. Eppure il Cristo aveva richiamato l’attenzione dei discepoli proprio sulle parole del profeta Daniele, relative agli eventi che dovevano verificarsi ai suoi tempi, dicendo: “…chi legge pongavi mente”.
Matteo 24:15.
L’affermazione secondo cui l’Apocalisse è un mistero che non può essere capito, è in contrasto con il titolo stesso del libro: “La rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli ha data per mostrare ai suoi servitori le cose che debbono avvenire in breve… Beato chi legge, e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e serbano le cose che sono scritte in essa; poiché il tempo è vicino”. Apocalisse 1:1, 3.
Il profeta dice: “Beato chi legge”. Questa benedizione non è per coloro che non leggono. “Beati coloro che ascoltano”. Molti rifiutano di ascoltare tutto quello che riguarda le profezie e la benedizione non è per loro. “E che serbano le cose che sono scritte in essa”. Molti non prestano attenzione agli avvertimenti e alle istruzioni contenuti nell’Apocalisse, nessuno di loro può pretendere le benedizioni promesse. Chiunque ridicolizza gli argomenti di carattere profetico, si prende gioco dei simboli presentati nella profezia, o non intende riformare la propria vita in vista dell’avvento del Figlio dell’uomo rimarrà privo della benedizione.
Tenendo conto delle testimonianze precedenti, come osano gli uomini insegnare che l’Apocalisse è un mistero che supera la portata della comprensione umana? È un mistero rivelato, è un libro aperto. Il suo studio richiama le menti alle profezie di Daniele in quanto i due libri (Daniele e Apocalisse) presentano le più importanti direttive impartite da Dio circa gli eventi che dovranno accadere alla fine della storia del mondo.
A Giovanni furono rivelate scene di profondo interesse per l’esperienza della chiesa. Egli vide la posizione, i pericoli e la liberazione finale del popolo di Dio e registrò i messaggi conclusivi che devono permettere la maturazione e il raccolto sulla terra, sia per quanto riguarda i fedeli, cioè i covoni da raccogliere nei granai celesti, sia per quanto riguarda i nemici del Cristo, le zizzanie riservate al fuoco della distruzione. Gli furono rivelati soggetti di estrema importanza, specialmente per l’ultima chiesa, affinché coloro che abbandonano l’errore per rivolgersi alla verità possano essere avvertiti dei pericoli e delle lotte che li attendono.
Nessuno deve rimanere all’oscuro su ciò che sta per accadere nel mondo.
Perché, allora, questa diffusa ignoranza su una parte così importante delle Sacre Scritture? Perché questo rifiuto, quasi generalizzato, a studiarne gli insegnamenti? Satana compie uno sforzo particolare nascondendo agli uomini tutto ciò che può contribuire a rivelare i suoi inganni. Per questo motivo Gesù Cristo, autore di questa rivelazione, prevedendo la guerra che sarebbe0 scoppiata nei confronti dello studio dell’Apocalisse, pronunciò una benedizione su quanti avrebbero letto, ascoltato e messo in pratica le parole della profezia.