Capitolo 24 - Gesù Cristo, nostro avvocato - Parte 02

Nella parabola entrarono nella sala delle nozze coloro che, oltre alle lampade, avevano anche l’olio nei propri vasi. Coloro che, oltre alla conoscenza della verità delle Scritture avevano anche lo Spirito e la grazia di Dio, e quanti, nella notte della prova più amara avevano saputo aspettare pazientemente, esaminando le Scritture per ricevere maggiore conoscenza, trovarono la verità riguardante il santuario celeste e le nuove funzioni del Cristo. Per fede lo seguirono in questa sua opera. Tutti quelli che per la testimonianza della Bibbia accettano le stesse verità, seguendo il Cristo per fede mentre egli si presenta a Dio per compiere l’ultima opera di mediazione e poi entrare in possesso del regno, sono raffigurati come i partecipanti alle nozze.
Nella parabola di Matteo 22, si ritrova la stessa immagine di un matrimonio e si vede chiaramente che l’istruzione del giudizio precede le nozze.
Infatti, prima della cerimonia, il re viene per vedere gli invitati e controllare se tutti indossano l’abito nuziale, l’abito del carattere, senza macchia, lavato e imbiancato nel sangue dell’Agnello. Cfr. Matteo 22:11; Apocalisse 7:14.
Chiunque non indossa questo vestito viene espulso. Mentre tutti coloro che hanno l’abito delle nozze sono accettati da Dio e considerati degni di entrare nel suo regno e di sedere sul suo trono. Questo esame del carattere per stabilire l’idoneità al regno di Dio è il giudizio investigativo, che si svolge nel santuario celeste.
Conclusa quest’opera, quando saranno stati esaminati e decisi tutti i casi di coloro che in ogni epoca si sono professati discepoli del Cristo, allora e non prima si concluderà il tempo di grazia e la porta della misericordia sarà chiusa. La frase: “…quelle che eran pronte, entraron con lui nella sala delle nozze, e l’uscio fu chiuso” illustra il ministero finale del Salvatore, in quel momento la grande opera per la salvezza dell’uomo sarà conclusa.
Nel servizio del santuario terrestre, che come già si è visto rappresenta quello celeste, quando il sommo sacerdote nel gran giorno dell’espiazione entrava nel luogo santissimo, cessava il servizio nel luogo santo. Dio aveva detto: “…quand’egli entrerà nel santuario per farvi l’espiazione, non ci sarà alcuno, finch’egli non sia uscito…” Levitico 16:17. Così, quando il Cristo entrò nel luogo santissimo per compiere la fase conclusiva dell’espiazione, cessò il suo ministero nella prima sezione del santuario. Concludendo la funzione nella prima parte del santuario, iniziava quella nella seconda. Nel servizio del tempio, il sommo sacerdote, quando nel gran giorno dell’espiazione lasciava il luogo santo, si presentava davanti a Dio per offrire il sangue dell’offerta per il peccato in favore di tutto Israele sinceramente pentito. Così il Cristo, dopo avere concluso la prima fase della sua opera come nostro intercessore, ha iniziato la seconda, pur continuando a presentare i meriti del suo sangue, davanti al Padre, in favore dei peccatori.
Questo aspetto del piano di Dio non fu compreso dagli avventisti nel 1844. Dopo questa data, fissata per il ritorno del Salvatore, credendo di essere giunti a un momento importante in cui l’opera del Cristo come intercessore davanti al Padre si era conclusa, continuarono a credere che la venuta del Signore fosse vicina. Erano convinti che la Bibbia insegnasse che il tempo di grazia dovesse concludersi poco prima del ritorno del Signore sulle nuvole del cielo. Tutto ciò sembrava provato da quei passi biblici relativi a un tempo in cui gli uomini avrebbero cercato, bussato e gridato alla porta della grazia, mentre questa rimaneva inesorabilmente chiusa. Si chiedevano se la data stabilita per il ritorno del Cristo non indicasse invece l’inizio del periodo che avrebbe preceduto la sua venuta. Avendo avvertito il mondo dell’imminenza del giudizio, consideravano ormai compiuta la loro opera e non sentivano più nessuna responsabilità per la salvezza dei peccatori. Consideravano il sarcasmo degli increduli come un’ulteriore prova del fatto che lo Spirito di Dio avesse abbandonato coloro che avevano rifiutato la sua misericordia. Tutto ciò li confermava nella convinzione che il tempo di grazia fosse ormai finito o, come dicevano che la porta della grazia fosse stata chiusa.
Studiando il soggetto del santuario raggiunsero una maggiore comprensione. Capirono che avevano avuto ragione di credere che un fatto importante si sarebbe verificato alla fine dei 2.300 giorni, cioè nel 1844. Però, se era vero che la porta della speranza e della grazia tramite la quale gli uomini per diciotto secoli avevano potuto accedere a Dio ora era chiusa, era anche vero che ne era stata aperta un’altra e che il perdono dei peccati veniva4 offerto grazie all’intercessione del Cristo nel luogo santissimo. Chiusa una fase del ministero del Salvatore, se ne apriva un’altra. C’era ancora una porta aperta nel santuario celeste dove Gesù officiava in favore dei peccatori.
Ecco come si adempivano le parole del Cristo per la chiesa di quel tempo: “…Queste cose dice il santo, il verace, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, colui che chiude e nessuno apre: Io conosco le tue opere. Ecco, io ti ho posta dinanzi una porta aperta, che nessuno può chiudere…” Apocalisse 3:7, 8.
Coloro che per fede seguono il Cristo nella sua grande opera di espiazione riceveranno il beneficio della sua mediazione in loro favore; mentre chi respinge questa sua opera non ne trarrà alcun vantaggio. Gli ebrei, che rifiutarono il messaggio presentato al primo avvento del Cristo e non lo riconobbero come Salvatore del mondo non ricevettero il perdono in lui. Quando Gesù all’ascensione entrò con il proprio sangue nel santuario celeste per riversare sui suoi discepoli la benedizione della sua mediazione, gli ebrei, che avevano rifiutato il messaggio del Cristo, continuarono a presentare offerte e sacrifici inutili: era finita l’epoca dei simboli e delle immagini. La porta attraverso la quale gli uomini avevano avuto accesso a Dio non era più aperta.
Gli ebrei avevano rifiutato di cercarlo nell’unico modo in cui poteva essere trovato: il suo ministero nel santuario celeste. Non potevano più comunicare con Dio. Per loro la porta era chiusa. Non riconoscevano il Cristo come unico mediatore davanti a Dio e quindi non potevano godere dei benefici della sua intercessione.
La condizione degli ebrei increduli illustra lo stato di coloro che, pur dicendosi cristiani, sono dubbiosi, negligenti e volontariamente trascurano l’opera del nostro misericordioso Sommo Sacerdote. Nel rituale del santuario, quando il sommo sacerdote entrava nel luogo santissimo, tutto Israele era invitato a raccogliersi solennemente e a pentirsi per ottenere il perdono dei peccati e non essere escluso dalla comunità. Quanto è ancora più importante, in questo grande giorno antitipico della festa delle espiazioni, comprendere l’opera del nostro Sommo Sacerdote e renderci conto delle nostre responsabilità.
Gli uomini non possono rigettare l’avvertimento che Dio ha inviato loro nella sua misericordia senza subirne le conseguenze. Al tempo di Noè, Dio inviò un messaggio di avvertimento da cui dipendeva la salvezza degli esseri umani. Gli uomini di quell’epoca lo respinsero e lo Spirito di Dio si ritirò dall’umanità colpevole che morì nelle acque del diluvio. Al tempo di Abramo, la misericordia cessò di intercedere per i malvagi abitanti di Sodoma e tutti, eccetto Lot, la moglie e le figlie, furono consumati dal fuoco sceso dal cielo. Ai giorni del Cristo, il Figlio dell’uomo disse agli ebrei increduli di quella generazione: “Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta”. Matteo 23:38. Proiettandosi verso gli ultimi tempi, la Parola ispirata si esprime con questi termini: “…non hanno aperto il cuore all’amor della verità per esser salvati.
E perciò Iddio manda loro efficacia d’errore onde credano alla menzogna; affinché tutti quelli che non han creduto alla verità, ma si son compiaciuti nell’iniquità, siano giudicati”. 2 Tessalonicesi 2:10-12. Quando gli uomini respingono la sua Parola, Dio finisce per ritirare il suo Spirito, e diventano vittime di quell’inganno che essi amano.
Nonostante tutto, il Cristo intercede ancora in favore dell’uomo e coloro che cercano la verità la troveranno. Questo fatto inizialmente non fu compreso dagli avventisti, ma più tardi, quando iniziarono a cogliere il senso delle Scritture, che definivano quale fosse la loro reale posizione, tutto fu chiaro.
La delusione del 1844 fu seguita da un periodo di crisi per coloro che credevano ancora nell’avvento. L’unico sollievo, per chi che restava fedele alle proprie convinzioni, fu la luce che fece volgere le loro menti verso il santuario celeste. Alcuni persero fiducia nel precedente calcolo dei periodi profetici e attribuirono ad agenti umani o satanici la potente azione dello Spirito Santo che aveva sostenuto il messaggio avventista. Un altro gruppo continuò a credere fermamente che il Signore li avesse diretti nella loro passata esperienza e poiché aspettavano, vegliavano e pregavano per conoscere la volontà di Dio, videro che il loro Sommo Sacerdote era entrato in una nuova fase del suo ministero e seguendolo, per fede, compresero quale fosse la missione finale della chiesa. Capirono più chiaramente i messaggi del primo e del secondo angelo ed erano ormai pronti per ricevere e trasmettere al mondo il solenne avvertimento del terzo angelo di Apocalisse 14.