Capitolo 29 - L’origine del male - Parte 02
Dovevano essere le sue stesse opere a condannarlo. Satana aveva dichiarato fin dal principio di non essere un ribelle: l’intero universo doveva vedere il seduttore smascherato.
Anche quando fu deciso che Satana non sarebbe più potuto rimanere in cielo, Dio non lo distrusse. Poiché Dio accetta solo il servizio dettato dall’amore: l’ubbidienza delle sue creature deve fondarsi sulla convinzione della sua giustizia e della sua bontà. Se Satana fosse stato distrutto, gli abitanti del cielo e quelli degli altri mondi, non essendo in grado di comprendere la natura e le conseguenze del peccato, non avrebbero potuto scoprire la giustizia e la misericordia di Dio. Se egli fosse stato immediatamente annientato, essi avrebbero servito Dio per timore e non per amore. L’influsso del seduttore non sarebbe stato del tutto eliminato e lo spirito di ribellione non sarebbe stato totalmente sradicato. Il male doveva maturare. Per il bene di tutto l’universo Satana doveva avere l’opportunità di sviluppare pienamente i suoi princìpi affinché tutti gli esseri creati potessero conoscere, sotto la vera luce, le sue accuse contro il governo divino e la giustizia, la misericordia di Dio e l’immutabilità della sua legge non fossero più messe in discussione.
La ribellione di Satana doveva servire di lezione all’universo nel corso dei secoli futuri ed essere una testimonianza perpetua della natura e dei terribili risultati del peccato. L’attuazione delle regole di Satana, i loro effetti sugli uomini e sugli angeli, avrebbero dimostrato quali erano le conseguenze del rigetto dell’autorità divina e avrebbero testimoniato che il benessere delle sue creature è legato al governo di Dio e alla sua legge. Così la triste storia della ribellione sarebbe stata una salvaguardia eterna per tutti gli esseri celesti, per proteggerli dall’inganno relativo alla natura della trasgressione, impedendo loro di commettere il peccato e di subirne le conseguenze.
Sino alla fine del conflitto, il grande usurpatore continuò a giustificarsi.
Quando fu annunciato che doveva essere espulso dal cielo con tutti i suoi sostenitori, il capo dei ribelli espresse arditamente il suo disprezzo per la legge del Creatore, riaffermando che gli angeli non avevano bisogno di controllo e dovevano essere lasciati liberi di seguire la propria volontà, in quanto essa li avrebbe guidati sempre nella giusta direzione. Denunciò le leggi divine definendole una restrizione alla loro libertà e dichiarò che era sua intenzione ottenerne l’abolizione affinché gli angeli, liberi da qualsiasi costrizione, potessero raggiungere un livello di vita più elevato e più glorioso.
All’unanimità, Satana e i suoi seguaci accusarono il Cristo di essere la causa della loro rivolta, affermando che se non fossero stati rimproverati non si sarebbero mai ribellati. Ostinati e sfrontati nella loro infedeltà, cercando invano di rovesciare il governo di Dio pur sostenendo di essere vittime innocenti di un potere oppressore, il grande ribelle e tutti i suoi seguaci vennero infine cacciati dal cielo.
Lo stesso spirito che animò la ribellione in cielo, la fomenta ancora oggi sulla terra. Satana attua nei confronti degli uomini la stessa opera già sperimentata con gli angeli. Oggi il suo spirito regna sui “figli della disubbidienza”4 che, come lui, cercano di eliminare le restrizioni imposte dalla legge di Dio, promettendo agli uomini la libertà mediante la trasgressione dei suoi precetti.
La lotta contro il peccato suscita ancora oggi odio e resistenza. Quando Dio parla alle coscienze con messaggi di avvertimento, Satana spinge gli uomini a giustificarsi e a cercare qualcuno che simpatizzi con loro. Invece di abbandonare i propri errori, essi cercano di provocare l’indignazione nei confronti di coloro che li rimproverano, come se essi fossero la causa del male. Dai tempi di Abele fino a oggi, questo stesso spirito si è sempre manifestato per screditare coloro che osano condannare il peccato.
Mettendo Dio in cattiva luce, come aveva già fatto in cielo presentandolo severo e tirannico, Satana spinse l’uomo a peccare. Essendovi riuscito, dichiarò che le ingiuste restrizioni dell’Eterno avevano determinato la caduta dell’uomo e provocato la sua ribellione.
Ma ecco in che modo Dio stesso definisce il proprio carattere: “…L’Iddio misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in benignità e fedeltà, che conserva la sua benignità fino alla millesima generazione, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente…” Esodo 34:6, 7.
Allontanando Satana dal cielo, Dio manifestò la sua giustizia e salvaguardò l’onore del suo trono. Ma quando l’uomo peccò, cedendo all’inganno del grande apostata, Dio dimostrò il suo amore mandando il suo Figlio unigenito perché morisse per l’umanità decaduta. Il piano della salvezza rivelò il carattere di Dio: la croce dimostrò a tutto l’universo che la ribellione di Lucifero non era in nessun modo imputabile al governo divino.
Nel conflitto fra Gesù e Satana, durante il ministero terreno del Salvatore, il vero carattere del grande seduttore fu smascherato. Nulla risultò più efficace, per spezzare l’ultimo legame fra Satana, gli angeli e l’intero universo, del suo crudele comportamento nei confronti del Redentore del mondo.
L’irriverente audacia con cui osò chiedere che Gesù gli rendesse omaggio, il suo presuntuoso coraggio nel portarlo sulla cima del monte e sul pinnacolo del tempio, la perfidia che dimostrò invitandolo a gettarsi giù da quella altezza vertiginosa, la costante cattiveria con la quale tormentava il Redentore inseguendolo da una località all’altra, incitando i cuori dei sacerdoti e del popolo a respingere il suo amore e alla fine a gridare: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!”, tutto ciò suscitò lo stupore e l’indignazione dell’universo.
Satana spinse il mondo a rigettare il Cristo. Il principe del male esercitò tutta la sua potenza per sopprimerlo perché vedeva che la sua misericordia, il suo amore, la sua compassione e la sua tenerezza manifestavano al mondo il carattere di Dio. Satana perciò, contestò ogni affermazione del Figlio di Dio e impiegò degli uomini come suoi agenti, per suscitare nella vita del Salvatore sofferenza e tristezza. Gli inganni e le menzogne con cui cercò di ostacolare l’opera di Gesù, l’odio manifestato contro l’Essere la cui vita era caratterizzata da un’impareggiabile bontà, derivavano dal suo profondo desiderio di vendetta. Il fuoco dell’invidia, della malvagità, dell’odio a lungo trattenuto divampò sul Calvario contro il Figlio di Dio, mentre tutto il cielo contemplava la scena con muto orrore.
Consumato il grande sacrificio, Gesù salì al cielo, ma accettò l’adorazione degli angeli soltanto dopo aver espresso la seguente richiesta: “Padre, io voglio che dove son io, siano meco anche quelli che tu m’hai dati”. Giovanni 17:24. Allora, con potenza e amore infiniti, giunse la risposta dal trono del Padre: “…Tutti gli angeli di Dio l’adorino!” Ebrei 1:6. Gesù era senza peccato.
La sua umiliazione era finita, il suo sacrificio era stato consumato ed egli ricevette un nome che è al di sopra di ogni nome.
Ormai la colpa di Satana appariva senza scuse. Egli aveva rivelato il suo vero volto: era un bugiardo e un assassino. Risultava chiaro che, se gli fosse stato consentito di guidare gli esseri celesti, egli avrebbe introdotto in cielo lo stesso spirito con cui dominava gli uomini che erano in suo potere. Egli aveva affermato che la violazione della legge di Dio avrebbe garantito libertà e progresso, mentre in realtà era evidente che essa provocava solo schiavitù e depravazione.
Le false accuse contro il carattere e il governo di Dio apparvero nella loro vera luce. Satana aveva accusato Dio di cercare unicamente la propria gloria, esigendo sottomissione e ubbidienza dalle sue creature. Aveva affermato che mentre pretendeva abnegazione dagli altri, il Creatore non compiva nessun sacrificio. Ognuno poteva constatare che per la salvezza dell’umanità decaduta, il Sovrano dell’universo aveva fatto il più grande sacrificio che l’amore potesse compiere. “…Iddio riconciliava con sé il mondo in Cristo…” 2 Corinzi 5:19. Era anche possibile rendersi conto che mentre Lucifero, assetato di onori e dominio, aveva introdotto il peccato, il Cristo, per distruggere il male, si era umiliato ubbidendo fino alla morte.
Dio aveva manifestato il suo orrore per i princìpi della ribellione e tutto il cielo constatava la sua giustizia sia nella condanna di Satana sia nella redenzione dell’uomo. Lucifero aveva dichiarato che se la legge di Dio era immutabile e ogni trasgressione doveva essere punita, il colpevole doveva essere escluso per sempre dal favore del Creatore. Egli aveva affermato che l’umanità infedele non poteva essere redenta e quindi gli apparteneva. Ma la morte del Cristo in favore dell’uomo era un argomento inappellabile. La pena prevista dalla legge si abbatté su colui che era come Dio e l’uomo fu libero di accettare la giustizia del Cristo per poi, con una vita di pentimento e di sottomissione, trionfare sulla potenza di Satana così come aveva trionfato il Figlio di Dio. In questo modo Dio è giusto e può giustificare coloro che credono in Gesù.
Ma Cristo non venne sulla terra a soffrire e morire solo per salvare l’uomo.
Se venne per “rendere la legge grande e magnifica”, non lo fece soltanto per gli abitanti di questa terra, ma anche per dimostrare a tutti i mondi dell’universo che la legge di Dio è immutabile. Se fosse stato possibile abolire le esigenze della legge, il Figlio di Dio non avrebbe dovuto offrire la propria vita per espiarne la trasgressione. La morte di Gesù dimostra che la legge è immutabile. Il sacrificio consentito dall’infinito amore del Padre e del Figlio, per assicurare la redenzione dei peccatori, rivela a tutto l’universo — cosa che solo il piano della salvezza poteva realizzare che la giustizia e la misericordia sono alla base della legge e del governo di Dio.
Nel giudizio finale, quando il Giudice di tutta la terra chiederà a Satana: “Perché ti sei ribellato e hai rapito i miei sudditi?” l’autore del male non potrà accampare nessuna scusa. Nessuno potrà replicare e le schiere ribelli saranno senza parole.
La croce del Calvario, mentre dichiara l’immutabilità della legge, proclama all’universo che “il salario del peccato è la morte”. Il grido del Salvatore morente — “È compiuto!” — ha rappresentato la campana a morto per Satana. L’esito del gran conflitto che continuava da secoli venne deciso in quel momento e venne garantita l’eliminazione finale del male. Il Figlio di Dio varcò la porta del soggiorno dei morti “…affinché, mediante la morte, distruggesse colui che avea l’impero della morte, cioè il diavolo”. Ebrei 2:14. L’ambizione aveva spinto Lucifero a dire: “…Io… eleverò il mio trono al disopra delle stelle di Dio… sarò simile all’Altissimo”. Isaia 14:13, 14. Dio aveva risposto: “…e ti riduco in cenere sulla terra… e non esisterai mai più”.
Ezechiele 28:18, 19. Quando verrà il giorno “…ardente come una fornace; e tutti i superbi e chiunque opera empiamente saranno come stoppia; e il giorno che viene li divamperà, dice l’Eterno degli eserciti, e non lascerà loro né radice né ramo”. Malachia 4:1.
L’intero universo sarà stato testimone della natura e delle conseguenze del peccato. La totale eliminazione del male, che avrebbe intimorito gli angeli e disonorato Dio se fosse avvenuta subito, rivelerà l’amore dell’Eterno e susciterà il rispetto di tutti gli esseri che nell’universo desiderano fare la sua volontà e hanno la sua legge nel cuore. Il male non riapparirà più. La Parola di Dio dice: “…la distretta non sorgerà due volte”. Nahum 1:9. La legge di Dio, disprezzata da Satana e definita un giogo di schiavitù, sarà onorata come legge di libertà. Il creato rimasto fedele dopo tutte queste prove non potrà mai più disubbidire a colui che si è manifestato rivelando il suo amore senza limiti e la sua saggezza infinita.