Capitolo 33 - Il mistero dell’immortalità - Parte 02
Per mostrare come i credenti nella salvezza universale distorcano le Scritture per sostenere i loro dogmi è sufficiente citare le loro stesse parole.
Al funerale di un giovane ateo, vittima di un incidente, un pastore universalista scelse come base del suo sermone il passo seguente: “…Davide s’era consolato della morte di Amnon”. 2 Samuele 13:39.
“Mi sono spesso chiesto” disse l’oratore “quale sarà la sorte di coloro che lasciano questo mondo da peccatori sia in stato di ubriachezza, sia con le macchie del sangue del loro crimine sulle loro vesti o che, come questo giovane, IL MISTERO DELL’IMMORTALITÀ 401 muoiono senza alcuna esperienza religiosa. Rivolgiamoci alle Scritture: la loro risposta risolverà l’angoscioso dilemma. Amnon era un peccatore, non si era pentito, era ubriaco e venne ucciso in quello stato. Davide era un profeta di Dio, sapeva perciò se nell’altro mondo Amnon avrebbe gustato il bene o il male. Ebbene, quali parole espressero i sentimenti del suo cuore? “E l’ira del re Davide contro Absalom si calmò perché Davide s’era consolato della morte di Amnon””. 2 Samuele 39.
Da questo linguaggio, quale conclusione possiamo trarre? Che l’idea delle pene eterne non facesse parte delle sue convinzioni? Ecco un argomento in favore dell’ipotesi più gradita, più luminosa e consolante dell’ultimo e universale trionfo della purezza e della pace. Davide si consolò per il figlio morto perché con l’occhio profetico poté guardare nel glorioso futuro e vedere quel figlio, sottratto a ogni tentazione, liberato dal peccato, purificato dalla corruzione, santificato, illuminato e ammesso all’assemblea dei beati. L’unica consolazione del re era che, dopo aver lasciato lo stato attuale di peccato e di sofferenza, il caro figlio era andato là, dove i soavi effluvi dello Spirito Santo sarebbero stati riversati sul suo spirito insensibile, dove la sua mente sarebbe stata dischiusa alla sapienza del cielo, ai dolci trasporti dell’amore divino e reso idoneo, con una natura ormai santificata, a gustare il riposo e la gloria dell’eredità celeste.
Con questo vorrei dire che la salvezza celeste non dipende da ciò che possiamo fare in questa vita, sia che si tratti di un cambiamento del cuore, della fede o di una professione religiosa”.
Così un sedicente ministro di Gesù ripete la menzogna del serpente in Eden: “No, non morrete affatto… nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri s’apriranno, e sarete come Dio”. Egli dichiara che i peggiori peccatori, assassini, ladri, adulteri dopo la morte si preparano per poter entrare nel regno dei beati.
Ma questo manipolatore delle Scritture, da che cosa trae le sue conclusioni? Da una semplice frase che esprime la sottomissione di Davide ai decreti della provvidenza. La sua ira “contro Absalom si calmò perché Davide s’era consolato della morte di Amnon”. L’intensità del suo dolore con il tempo andò a poco a poco attenuandosi ed egli, allora, volse il suo pensiero dal figlio defunto al figlio vivo, andato volontariamente in esilio per sottrarsi alla giusta punizione del suo delitto. E questa sarebbe la prova che l’incestuoso ed ebbro Amnon alla morte fu immediatamente trasportato nella sfera degli eletti per esservi purificato e reso idoneo a vivere in compagnia degli angeli immacolati? Si tratta, a dire il vero, di una piacevole farsa ben architettata per appagare il cuore carnale. È una dottrina di Satana, ed egli se ne serve per realizzare i suoi piani. Possiamo, quindi, rimanere sorpresi se a causa di simili insegnamenti la malvagità aumenta? Il metodo di questo falso insegnamento illustra quello di molti altri. Si stacca una dichiarazione della Scrittura dal suo contesto che, in molti casi, presenta un significato diametralmente opposto. Con questi passi isolati e falsificati si stabiliscono dottrine che non trovano nessun fondamento nella Parola di Dio. La testimonianza citata, come prova che l’ebbro Amnon è in cielo, è una deduzione contraddetta dall’esplicita e positiva affermazione delle Scritture, secondo cui nessun ubriaco potrà ereditare il regno di Dio. Cfr. 1 Corinzi 6:10. È così che gli increduli e gli scettici trasformano la verità in menzogna e tanti rimangono ingannati dai loro sofismi e si lasciano cullare da una falsa sicurezza.
Se fosse vero che tutte le anime andassero direttamente in cielo al momento del decesso allora potremmo desiderare la morte più della vita.
Questa convinzione ha spinto molti a porre fine alla loro esistenza. Sopraffatti dalle difficoltà, dalle preoccupazioni e dalle delusioni, sembra così facile recidere il tenue legame con la vita per lanciarsi verso la felicità eterna! Dio ha chiaramente affermato nella sua Parola che egli punirà i trasgressori della sua legge. Coloro che si lusingano all’idea che egli sia troppo misericordioso per esercitare la giustizia nei confronti del peccatore, devono solo guardare alla croce del Calvario. La morte dell’immacolato Figlio di Dio rende testimonianza al fatto che “…il salario del peccato è la morte…” (Romani 6:23) e che ogni violazione della legge di Dio dovrà ricevere la sua giusta retribuzione. Il Cristo, pur essendo senza peccato, divenne peccato per l’uomo. Egli portò su di sé la trasgressione e fu separato dal Padre: il suo cuore fu spezzato, la sua vita stroncata. Questo grande sacrificio fu permesso affinché i peccatori fossero redenti. In nessun altro modo l’uomo poteva essere liberato dal castigo del peccato. Ogni uomo che rifiuta di accettare l’espiazione, assicurata a un prezzo così elevato, dovrà sopportare il peso della colpa e sopportare la punizione della propria trasgressione.
Consideriamo quello che la Bibbia insegna a proposito dei malvagi e degli atei che gli universalisti collocano in cielo con gli angeli e i redenti.
“…A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita”.
Apocalisse 21:6. Questa promessa è solo per coloro che hanno sete. Solo coloro che sentono il bisogno dell’acqua della vita e che la cercano al di sopra di ogni altra cosa, la otterranno. “Chi vince erediterà queste cose; e io gli sarò Dio, ed egli mi sarà figliuolo”. Apocalisse 21:7. Anche qui è specificata la condizione: per poter ereditare è necessario resistere al peccato e vincerlo.
Tramite il profeta Isaia il Signore dichiara: “Ditelo che il giusto avrà del bene… Guai all’empio! male gl’incoglierà, perché gli sarà reso quel che le sue mani han fatto”. Isaia 3:10, 11. “Quantunque il peccatore faccia cento volte il male” dice l’autore dell’Ecclesiaste “e pur prolunghi i suoi giorni, pure io so che il bene è per quelli che temono Dio, che provan timore nel suo cospetto.
Ma non v’è bene per l’empio…” Ecclesiaste 8:12, 13. Paolo afferma che il peccatore accumula “…un tesoro d’ira, per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere… Tribolazione e angoscia sopra ogni anima d’uomo che fa il male…” Romani 2:5, 6, 9.
“…Niun fornicatore o impuro, o avaro (che è un idolatra), ha eredità nel regno di Cristo e di Dio”. Efesini 5:5. “Procacciate pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore”. Ebrei 12:14. “Beati coloro che mettono in opera i comandamenti d’esso acciocché abbiano ragione nell’albero della vita, ed entrino per le porte nella città. Fuori i cani… e i fornicatori… e gli idolatri, e chiunque ama e commette falsità”. Apocalisse 22:14, 15 (Diodati). Dio ha rivelato agli uomini il suo carattere e il suo atteggiamento nei confronti del peccato: “…l’Iddio misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in benignità e fedeltà, che conserva la sua benignità fino alla millesima generazione, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente…” Esodo 34:6, 7. “L’Eterno… distruggerà tutti gli empi…” Salmi 145:20. “…I trasgressori saranno tutti quanti distrutti; la posterità degli empi sarà sterminata”. Salmi 37:38. La potenza e l’autorità del governo divino saranno esercitate per eliminare la ribellione, ma ogni manifestazione della sua giustizia sarà in tutto e per tutto coerente con il carattere di Dio, ricco di misericordia, di pazienza e di bontà.
Dio non forza la volontà e il giudizio di nessuno; non ama un’ubbidienza passiva, ma desidera che le sue creature lo amino perché è degno di essere amato e gli ubbidiscano come logica conseguenza di un intelligente apprezzamento della sua giustizia e della sua bontà. Tutti coloro che hanno un concetto esatto di queste qualità lo ameranno perché attratti dai sentimenti di ammirazione che ispira.
I princìpi di bontà, di misericordia e di amore che Gesù ha insegnato e manifestato nella sua vita, sono l’espressione della volontà e del carattere di Dio. Il Cristo insegnava solo quello che aveva ricevuto dal Padre. I princìpi del governo divino sono in perfetta armonia con l’ordine del Redentore: “…amate i vostri nemici…” Matteo 5:44. Quando Dio esercita la sua giustizia nei confronti degli empi, lo fa sia per il bene dell’universo sia per il bene di coloro che sono oggetto dei suoi giudizi. Egli vorrebbe renderli felici ma secondo le leggi del suo regno e la giustizia del suo carattere. Li circonda con le dimostrazioni del suo amore, fa loro conoscere le sue leggi e offre loro la sua misericordia, ma essi disprezzano il suo amore, annullano la sua legge e rifiutano la sua misericordia. Pur accettando costantemente i suoi doni, essi disonorano il Donatore, odiano Dio perché sanno che detesta i loro peccati.
Sebbene il Signore sopporti la loro perversità, giungerà l’ora in cui il loro destino sarà deciso. Incatenerà a sé questi ribelli? Li costringerà a fare la sua volontà? Quelli che hanno scelto Satana come loro capo e sono dominati dal suo potere non possono presentarsi davanti a Dio. L’orgoglio, l’inganno, l’immoralità e la crudeltà si sono ormai radicati nel loro carattere ed essi non potrebbero quindi entrare in cielo e vivere per sempre con coloro che sulla terra furono oggetto del loro disprezzo e del loro odio. La verità non piace al bugiardo; la mansuetudine non si addice all’orgoglioso, che è pieno di sé; la purezza non è accettata da chi è corrotto; l’amore disinteressato non attira l’egoista. E allora, quale fonte di gioia potrebbe offrire il cielo a chi è totalmente assorbito dagli interessi egoistici e terreni? Coloro che sono vissuti in aperta ribellione contro Dio, potrebbero essere trasportati immediatamente in cielo, vedere la santità che vi regna; scoprire che ogni anima è piena di amore, che ogni volto risplende di gioia; udire un’incantevole musica che diffonde le sue note melodiose in onore di Dio e dell’Agnello, contemplare la luce che emana dal volto di colui che siede sul trono e che avvolge i redenti? Coloro che hanno il cuore gonfio di odio nei confronti di Dio, della verità e della santità potrebbero unirsi alle schiere celesti nei loro inni di lode? Potrebbero sopportare la gloria di Dio e dell’Agnello? Certamente no. Anni e anni di grazia sono stati loro accordati per prepararsi per il regno di Dio, ma essi non hanno mai orientato le loro menti verso ciò che è puro, non hanno mai imparato il linguaggio del cielo e ora è troppo tardi. Una vita di ribellione nei confronti di Dio li ha squalificati per il cielo. La purezza, la santità e la pace che vi regnano li tormenterebbero; la gloria di Dio sarebbe per loro come un fuoco consumante e desidererebbero allontanarsi da quel luogo santo. Invocherebbero addirittura la distruzione pur di potersi nascondere davanti a colui che è morto per la loro redenzione. Il destino dei malvagi è fissato dalla loro stessa scelta; la loro esclusione dal cielo è la conseguenza delle loro scelte e manifesta giustizia e misericordia da parte di Dio.
Come le acque del diluvio, così il fuoco del giorno del giudizio annuncia il verdetto di Dio: il malvagio è senza speranze perché non è disposto a sottomettersi all’autorità divina. La sua volontà si è abituata alla ribellione e quando la vita finisce è troppo tardi per cambiare il corso dei suoi pensieri e volgerli nella direzione opposta. È troppo tardi per passare dalla trasgressione all’ubbidienza e dall’odio all’amore.
Dio risparmiò la vita di Caino, l’omicida, per dare al mondo un’idea di quel che accadrebbe se permettesse al peccatore di vivere nella malvagità senza limiti. A causa dell’influsso esercitato dall’insegnamento e dall’esempio di Caino, molti dei suoi discendenti furono indotti al peccato, tanto che “…la malvagità degli uomini era grande sulla terra e… la terra era corrotta davanti a Dio; la terra era ripiena di violenza”. Genesi 6:5, 11.
Nella sua misericordia per il mondo, Dio fece morire gli empi al tempo di Noè. Nella sua misericordia distrusse i cittadini corrotti di Sodoma. Però, a causa del potere seduttore di Satana, i malvagi godono di simpatia e di ammirazione e riescono a trascinare anche altri alla ribellione. Questo si verificò al tempo di Caino e di Noè, ai giorni di Abramo e di Lot ed è così ancora oggi. Dio, alla fine, distruggerà tutti coloro che avranno rifiutato la sua grazia.