Nuove scoperte sugli avventisti uccisi dai nazisti

Notizie Avventiste – In occasione degli 80 anni della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, il 27 gennaio 1945, Johannes Hartlapp, storico della chiesa, ha pubblicato un post in cui riporta anche i risultati di una ricerca sulle vittime avventiste durante il periodo nazista.
Lo ha riferito Andrea Cramer, addetta stampa e pubbliche relazioni dell’Università avventista di Friedensau, in Germania, dove il dott. Hartlapp insegna e svolge le sue ricerche.

Lo storico è uno dei pochi non familiari ad aver avuto accesso per la prima volta, 20 anni fa, al Centro internazionale sulle vittime della persecuzione nazista (all’epoca Servizio internazionale di rintracciamento, dal 2019 Archivio Arolsen) a Bad Arolsen, nell’Assia settentrionale. Lì si è imbattuto nei documenti di Manfred Wachenheimer, avventista di Lipsia. Manfred era stato inviato nel campo di concentramento di Buchenwald il 4 giugno 1942 per “attività religiosa non autorizzata” e venne assassinato appena un mese dopo, il 4 luglio. Ulteriori ricerche del dott. Hartlapp hanno rivelato altri nomi di vittime avventiste, ma le loro origini non sono registrate.

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Più martiri di quanto si pensasse
Il dott. Hartlapp suppone che, oltre ai pochi nomi noti, durante il periodo nazista vi siano state molte più esecuzioni di avventisti. Questi sono stati dimenticati poiché, “purtroppo, i martiri avventisti non hanno ancora oggi alcuna lobby, soprattutto perché il loro comportamento e il loro coraggio hanno messo in discussione, almeno indirettamente, l’atteggiamento di coloro che sono rimasti in silenzio per paura o semplicemente per conformismo” afferma “Forse volevano solo riuscire in qualche modo a superare la situazione. Le eccezioni interrompono un quadro altrimenti armonioso. Sebbene quasi nessuno di coloro che avevano raggiunto l’età adulta alla fine della guerra sia ancora in vita oggi, sui martiri avventisti resta in gran parte steso un velo di silenzio. Non se lo meritano! Al contrario, dobbiamo loro gratitudine e riconoscimento per il loro coraggio, ad esempio quando si sono rifiutati di lavorare di sabato e ne hanno sopportato tutte le conseguenze”.

Anche gli avventisti di origine ebraica non potevano sempre contare sull’aiuto dei membri di chiesa tedeschi, loro fratelli e sorelle nella fede. “Ad alcuni fu consigliato di non frequentare più la chiesa” dice Hartlapp “Altri hanno riferito quanto sia stato positivo per loro che persone come il presidente dell’Chiesa della Germania meridionale, Gustav Seng, o i predicatori Otto Gmehling e Hermann Kobs li abbiano sostenuti incondizionatamente e li abbiano anche visitati nella loro abitazione. In questo caso lo spettro era il più diversificato possibile, ma nella maggior parte delle volte, come ho potuto constatare dalle interviste con i sopravvissuti, la paura era il motivo di fondo di molte decisioni, anche quando si trattava di affrontarle”.

Oggi gli storici presumono che, dopo i Testimoni di Geova e i sacerdoti cattolici, gli avventisti rappresentino il terzo gruppo più numeroso di vittime religiose durante il nazismo; la maggior parte di queste apparteneva probabilmente al “movimento di riforma” avventista, un gruppo che si separò durante la Prima guerra mondiale a causa di una disputa interna alla denominazione sul servizio militare.

[Foto: Dieter Wache. Fonte: APD

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